Passeggiata in Via XX Settembre (così com'era qualche secolo fa)
«Oggi pomeriggio potremmo andare a fare qualche vasca lungo l’antica Contrada di Prato, facendo shopping in Piazza Fontana, lasciando bicicletta o motorino nei pressi della Stretta degli Asini, per poi finire allegramente il pomeriggio festivo con un aperitivo in Piazza della Legna!». Ma dove siamo? Ci troviamo a Bergamo o in un’altra città? Tranquilli, è Bergamo, solo che abbiamo immaginato di fare un salto nel passato lontano oltre 100 anni, quando la toponomastica storica era completamente diversa e rispecchiava le attività svolte tra piazze e contrade, così come di passeggiare lungo le attuali Via XX Settembre e Largo Rezzara, aperitivare in Piazza Pontida e recuperare mezzi e motorini in Vicolo delle Macellerie, tra via Zambonate e Via XX.
Piazza Pontida, un tempo Piazza della Legna
Già, perché in Piazza Pontida, così ridenominata grazie alla direttrice Lecco-Como che conduce, tra le varie località, anche a Pontida, una volta si smerciava la legna proveniente dalla Valle Brembana: le acque del fiume Brembo trasportavano verso la città le zattere su cui si impilavano a piramide i tronchi d’albero, preventivamente privati dei rami, o spesso direttamente i rocchi di fusti d’albero già tagliati, che poi terminavano la loro folle corsa infrangendosi contro le arcate del ponte sul fiume a Ponte San Pietro; da lì venivano trascinati a riva e caricati su carri, per essere trasportati fino in città, in processione da Ponte a Curno e Mozzo, fino a Longuelo, Loreto e, lungo la via Broseta, fino alla piazza.
Spettava poi alle Cinque Vie, tramite i vari venditori e acquirenti, condurli rispettivamente a Milano (attraversando l’antica Contrada di Osio, oggi Via Giovanni Battista Moroni), Treviglio (dalla Contrada San Bernardino, oggi Via San Bernardino), Crema (Contrada di Cologno, oggi Via Quarenghi) e dentro la città (Via San Lazzaro e Via Zambonate-Tiraboschi) per gli usi più svariati, trattandosi del combustibile o del materiale edilizio di una volta! Ma se la piazza ha perso la sua antica denominazione, per lo meno vanta ancora quella bella teoria di possenti portici quattrocenteschi, che all’altezza del Vicoletto dei Dottori si distinguono in quelli chiamati “dei Gentiluomini”, forse perché garantivano le prime passeggiate coperte in caso di maltempo o semplicemente perché volevano distinguersi da quelli miseri e sudici “della Gallinazza”, posti a ridosso dell’angolo tra l’imbocco delle Cinque Vie e la Via Zambonate.
Vicolo delle Macellerie, un tempo Stretta degli Asini
Ma sono gli asinelli che ci fanno più tenerezza o che forse risvegliano la nostra curiosità, dato che la stretta a loro dedicata (la toponomastica cittadina la indica anche Vicolo delle Macellerie) ricorda di come venissero lì legati, per poi utilizzarli quali animali da soma o anche per essere messi al servizio dei calessi, che trasportavano fino alla stazione ferroviaria gli ospiti illustri del più bell’albergo di Bergamo Bassa, quello delle 2 Ganasse (dall’insegna colorata che riportava due mandibole equine), ubicato proprio dirimpetto (attuale civico 94 della Via XX Settembre). L’albergo doveva essere davvero sontuoso al suo interno, anche perché già attestato nel Cinquecento e con la facciata interamente decorata da affreschi raffiguranti scene dell’Antico Testamento, azioni militari e virtù, opera di Giovanni Battista Guarinoni D’Averara (per intenderci il nipote di Cristoforo Baschenis il Vecchio, il cui atelier era in Piazza della Legna, attivo in Astino, alla Maddalena, in Casa Vela, ecc ecc). L’edificio venne demolito poco dopo il 1890 e i quadrupedi furono sostituiti dalla diligenza che fermava nei pressi e portava fino a Milano.
Via XX settembre, un tempo Contrada di Prato
Ma l’élite dell’area è anche testimoniata dagli interni di alcuni dei palazzi che vi si affacciano, tra cui quello all’angolo tra il civico 125 e 115, dove, a piano terra, entrando e alzando gli occhi, visibile anche dalla strada, si ammira un intero soffitto dipinto da Pietro Baschenis con le storie di Ercole (l’Apoteosi, l’Idra, il Trionfatore di mostri, la Fama e il Leone Nemeo)! E chissà quanti altri stabili ancora potrebbero mostrarsi così ai nostri occhi, lungo l’arteria principale del nostro shopping cittadino, che una volta portava semplicemente il nome di Prato.
Ma a quale “prato” si riferiva? Naturalmente a quello di Sant’Alessandro, o della Fiera di Bergamo, che si sviluppava da secoli oltre l’attuale Sentierone e occupava l’area compresa dal Quadriportico al vecchio Tribunale in Piazza Dante, a cui proprio la via conduceva. Il limite vero e proprio era dato dalle due colonnette di Prato, poste allo sbocco della via Borfuro e del vicolo del Muletto (oggi Passaggio don Seghezzi) sin dal 1620, per volere del podestà veneto Niccolò Gussoni, al fine di delimitare i confini della Fiera e con essi il territorio franco, nel quale per otto giorni consecutivi le merci godevano la totale esenzione daziaria.
Demolite la notte del 4 luglio 1882 per ordine comunale, per garantire l’incolumità dei passanti essendo vistosamente lesionate (peccato che c’è chi giura averle viste in una tenuta di campagna), sono state sostituite una decina d’anni fa da quelle nuove, realizzate a immagine e somiglianza delle originali, che in più hanno il pregio di riprodurre una pianta urbana in cui collocare l’area della Montenapoleone di Bergamo, o forse per alcuni paiono più un monito rivolto alle signore in procinto di spendere tra boutique e negozi («Lasciate ogni speranza voi che entrate»), a cui va tutta la nostra comprensione.
La sua attuale denominazione, via XX settembre, risale al 1886, quando il sindaco di allora, il conte Gianforte Suardi, accolse le richieste di cittadini e di benemeriti, che vollero ricordare lo storico avvenimento della breccia di Porta Pia a Roma avvenuto il 20 settembre del 1870 e che portò al completamento dell’unità d’Italia. La presa di Roma, infatti, fu l'episodio del Risorgimento che sancì l'annessione di Roma al Regno d'Italia, decretando la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica: infatti, l'anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma e l’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino alla sua abolizione dopo i Patti Lateranensi del 1929.