In vetta al Resegone, una terrazza sul mondo
Ci sono montagne che, per panorama e bellezza, rapiscono il cuore e gli occhi. Vette che vengono percorse in estate e in inverno da migliaia di escursionisti, vere e proprie “icone” e simboli della nostra terra. Il Resegone non ha bisogno di presentazioni. Con i suoi 1875 metri di altezza resta impresso nella mente per la sua caratteristica forma “a resega” (sega), come si dice nel dialetto locale. Dalla vetta più alta, Punta Cermenati, possiamo ammirare un panorama infinito, dove la bellezza si fonde tra il cielo e l’azzurro dei laghi di Como, Lecco e Pusiano. Una terrazza panoramica sul mondo.
Il percorso da Bergamo. Amato dai lecchesi come dai bergamaschi e decantato anche dal Manzoni, il monte Serrada (questo è il suo secondo nome) può essere raggiunto dalla provincia di Bergamo con partenza da Brumano, incantevole paese della Valle Imagna. Posteggiata l’auto nei pressi della chiesa, ci incamminiamo sul sentiero che risale a fianco della stessa. Un cartello, marchiato del segnavia CAI 571, riporta i tempi di percorrenza (circa 2 ore e 30). Il percorso sale nel bosco con pendenza costante e sempre ben segnalato. Dopo circa un’ora di cammino raggiungiamo il Rifugio Resegone, di proprietà del CAI Valle Imagna. Noi pieghiamo a destra e dopo un primo tratto in falsopiano la pendenza si fa più marcata, portandoci, dopo un’altra mezz’ora di cammino, al limitare del bosco. Il panorama inizia ad aprirsi e, sopra di noi, appare la croce di vetta. Il sentiero diventa sassoso e tra ampi zig zag ci conduce alla cresta della montagna. È l’ultimo sforzo: pieghiamo a destra e in pochi minuti raggiungiamo l’antico rifugio Azzoni e la cima, bella e panoramica.
Una capanna storica. Il rifugio Luigi Azzoni è legato a doppio filo alla montagna manzoniana. La sua costruzione risale al ‘900, anno che lo vedeva come ricovero per cacciatori e pastori. L'edificio in quegli anni era di proprietà dell'ingegnere Enrico Daina di Valtorta, che ne sistemò il tetto e le mura in modo da renderlo utilizzabile dagli escursionisti. Alla sua morte, avvenuta nel 1923, venne acquistato dalla Società Escursionisti Lecchesi e fu a lui intitolato. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale fu distrutto dalle truppe nazifasciste (così come le altre strutture della zona) per togliere ai partigiani delle possibili basi d’appoggio. A fine conflitto venne iniziata la costruzione del nuovo rifugio a 1850 metri di quota, poco più in basso rispetto alla cima della montagna. Negli anni Cinquanta la Società dedicò la capanna a Luigi Azzoni, consigliere e apprezzato cassiere della stessa, figura centrale tra i protagonisti della sua ricostruzione. Oggi il rifugio è aperto tutto l’anno di sabato e domenica, tutti i mercoledì dall'1 maggio al 31 ottobre, tutti i giorni dal 15 giugno al 15 settembre e dal 26 dicembre al 6 gennaio. Per informazioni e prenotazioni: 3333144987 o 3662587009.
La Croce Giubilare. Anche la croce di vetta ha una sua storia e risale a più di un secolo fa. Nel marzo del 1900 i giovani del circolo Beato Pagano di Lecco lanciarono un appello per raccogliere i fondi necessari alla costruzione di una croce sulla cima del Resegone. Dopo vari tentativi, si decise per la posa di una struttura in ferro, trasportata a pezzi e assemblata sulla cima della montagna. Alta dieci metri e larga cinque, fu inaugurata il 19 agosto del 1900, alla presenza di ben cinquecento persone. Poco meno di due anni dopo, la mattina del 10 marzo del 1902, la croce non c’era più, divelta dai forti venti che spazzavano la cima della montagna. Lecchesi, milanesi e bergamaschi dovranno attendere ben 23 anni. Il 3 maggio 1925, dopo l’approvazione del cardinale Eugenio Tosi, si chiese la posa di una nuova croce sulla vetta della montagna manzoniana, opera che si concluse il 14 agosto dello stesso anno. Si racconta che la notte prima dell’inaugurazione, alla luce delle fiaccole, centinaia di escursionisti raggiunsero la croce da ogni versante. Il cardinal Tosi riposava nella canonica di Morterone, dove era giunto dopo dodici chilometri di dura mulattiera da Ballabio, su una portantina con i giovani di Morterone che si davano turni di cambio. Cartoline dell’epoca riportano quest’ultimo che raggiunge la vetta a bordo della portantina tra migliaia di escursionisti festanti.
Le altre vie di salita. Non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. La montagna dalla forma di sega può essere raggiunta anche da Lecco in tre ore e trenta minuti di cammino, dai Piani d’Erna in un’ora e trenta minuti e da Erve in circa tre ore. Da Bergamo possiamo, oltre che dalla già citata via, raggiungere la vetta con partenza da Morterone o da Fuipiano (circa due ore). Di enorme interesse è il periplo della montagna. Lungo ma non troppo faticoso, permette in 5-6 ore di compiere un giro ad anello intorno alla stessa, toccando i rifugi situati alla sue pendici e alcune delle sue vette. I cocuzzoli più importanti (tutti quotati sulle carte) sono: Punta Cermenati (1875 m), Punta Stoppani (1849 m), Punta Manzoni (1801 m), Cima Pozzi (1810 m), il Dente (1810 m), Pizzo Daina (1864 m) e la Torre di Valnegra (1852 m). Gli alpinisti possono dedicarsi alla vie ferrate: sulla montagna ce sono ben sette, per ogni difficoltà. Tra le più battute la Ferrata Gamma 2, riservata agli esperti delle vie attrezzate e impegnativa per la sua lunghezza, per la difficoltà elevata e per la mancanza di vie di fuga intermedie; la Ferrata Centenario, che dal Passo del Fò porta al Pian Serrada, proprio sotto all'imponente profilo frastagliato del Resegone, e la Ferrata Silvano de Franco, che in circa un’ora conduce alla vetta.
Conclusioni. C'è poco da aggiungere, se non che il Resegone è l’emblema della bellezza per ogni appassionato di montagna. Forse uno tra i “balconi” più belli d’Italia, dove il panorama spazia a perdifiato fino al lontano Monte Rosa. E, quando arriva la sera, lo spettacolo si accende delle migliaia di luci che si specchiano nei laghi sottostanti. A quel punto lo spettacolo diventa magia, lasciando chiunque senza parole.