Eppure il turismo aumenta

Per salire coi mezzi in Città Alta siamo di fatto fermi all’Ottocento

Per salire coi mezzi in Città Alta siamo di fatto fermi all’Ottocento
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19In quindici anni Bergamo è diventata una città turistica. Bergamo, che era una città interessante, una città suggestiva, luogo segreto di persone sensibili, di poeti e di artisti. Una città per pochi. Bergamo severa e austera. Bergamo gioiello semisconosciuto dell’Amadeo, del Filarete e del Bramantino. Di Lorenzo Lotto e dell’Isabello.

Non è più quella di vent'anni fa. Dice Robi Amaddeo, della famiglia titolare del ristorante da Mimmo e consigliere comunale con l’occhio attento a Città Alta: «Non dobbiamo nasconderci dietro un dito. Bergamo non è più quella di vent’anni fa, non è più il centro storico al cui interno la vita si svolge come in un paese, dove i bambini giocano in Piazza Vecchia, dove si esce e sotto casa ci sono il fruttivendolo e il lattaio e il salumiere e i turisti ci sono, sì, ma sono pochi, guardati come eccezioni. Città Alta dove un po’ ci si sorprendeva di sentire parlare tedesco o inglese o francese. Dove per lunghi momenti della giornata la Corsarola si svuotava, regnava la calma... Ora non è più così, ora il flusso turistico è incessante, notevole. È un fatto importante, un’occasione di sviluppo. Ma non va lasciato a se stesso».

Funicolare 03
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La funicolare.

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La funicolare.

Funicolare - Patrick Francis Carr
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Funicolare - Patrick Francis Carr

Funicolare - Jessica Manzoni
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Funicolare - Jessica Manzoni

Il boom turistico dell'era low costBergamo non è più quella di vent’anni fa. Bergamo è cambiata in modo sostanziale a cominciare dallo sviluppo dell’aeroporto, dal boom dei voli low cost. Erano i primi anni Duemila, l’aeroporto con grande difficoltà arrivava a contare un milione di viaggiatori. Il presidente Ilario Testa e il direttore commerciale, Franco Fassini, aprirono a Ryanair. L’invasione è cominciata lì. E adesso i numeri parlano chiaro. La questione è, in questi giorni di Ferragosto, “sacri” per il movimento turistico: come la città si è adattata a questa nuova realtà? Se il flusso di turisti si è moltiplicato per dieci, come è cambiata l’accessibilità al cuore storico di Bergamo? Non è cambiata affatto.

Fermi al 1887. Se ci riflettiamo, è un dato che ci sorprende: l’accessibilità della Città Alta è affidata alla sola funicolare. Anno 1887. E al Viale delle Mura, vecchia strada Ferdinandea, altro manufatto ottocentesco. Il risultato è che in certi momenti raggiungere Piazza Vecchia diventa un’impresa, anche per i residenti. Alla stazione della funicolare di viale Vittorio Emanuele si formano code che si smaltiscono in mezz’ora, un’ora (e che il giorno di Ferragosto hanno toccato le due ore). I turisti spesso non conoscono la Scaletta. E non tutti i residenti sono in grado di affrontare la salita a piedi, abbastanza impegnativa se non si è in buona salute o si hanno delle borse.

 

 

Ma come è possibile che nel 2017, in pieno boom turistico, non si sia fatto ancora nulla in questa direzione? I progetti si sono sprecati. Dalla seconda funicolare, all’ovovia, al minimetrò che dalla stazione saliva in Città Alta, alla torre con ascensore appoggiata agli spalti di Sant’Agostino (con relativo parcheggio nella zona Migliavacca, via Baioni). Si parla di un potenziamento dell’accessibilità al colle da dopo la Seconda guerra mondiale. Si sono cimentati in progetti architetti di valore, intellettuali ben conosciuti a Bergamo come Sandro Angelini. Non si è mai fatto niente. Unica novità concreta: il parcheggio della Fara, approvato dalla giunta di quel pragmatico di Cesare Veneziani nel 2004. Con tutti i problemi che sappiamo. Un parcheggio da cinquecento posti per i turisti dentro le Mura. È opportuno? Non erano possibili alternative? L’idea del parcheggio per automobili “straniere” ha molto il sapore degli Anni Sessanta. E non ha torto Vittorio Sgarbi quando esclama sorpreso e contrariato che Bergamo dal cilindro delle idee ha estratto il “parcheggio delle Mura Venete”, cioè la più vetusta delle idee.

 

Verso un turismo intelligente. Roberto Amaddeo non appare entusiasta, ma è realistico: «Non abbiamo le risorse per costruire una seconda funicolare. O realizzare un minimetrò dalla stazione. O un’ovovia dalla Sace. Bisogna sapere fare i conti. Mi risulta che il minimetrò di Perugia sia un disastro. E poi bisogna considerare che Bergamo sta al centro di una realtà complessa, con oltre un milione e centomila abitanti. Ma una cosa è fuori di dubbio: il flusso turistico deve venire governato, Città Alta deve restare ancorata alla qualità, alla cultura. Altrimenti è invasione mordi e fuggi». Altrimenti sono soltanto pizzette, caramelle, gelati e calamite ricordo.

Continua Amaddeo: «Io credo che stiamo lavorando bene: la durata dei soggiorni cresce, dalla mezza giornata siamo passati a quasi due giorni negli alberghi e due giorni e mezzo nell’ospitalità extralberghiera, tipo bed & breakfast o case vacanza. Se le persone tendono a fermarsi di più, significa che vogliono vivere di più la città e i suoi dintorni, e in questo senso l’offerta culturale, l’attenzione alla bellezza e al dettaglio sono importanti. Dalle stagioni liriche e di prosa, all’Accademia Carrara. Alle cose semplici, penso per esempio alle insegne dei locali. Mi vengono in mente alcune città della Francia che sono ad alta vocazione turistica, ma che hanno mantenuto la loro identità cittadina, penso ad Arles, ad Avignone, ad Aix en Provence, per esempio ». Non si sono svendute. Bergamo come Avignone. Perché no?

 

 

I numeri del boom. I dati bergamaschi colpiscono. In città nel 2016 abbiamo avuto 564mila presenze turistiche (numero di turisti moltiplicato per giorni di permanenza), di queste 377mila erano di stranieri, molto più della metà. Compresa la provincia, saliamo a 850mila presenze (si pensi che nel 2006 le presenze totali erano 471mila). Altri dati: le case vacanza nel 2010 erano 58, cinque anni dopo erano 210. Oggi sono stimate attorno alle 250. Altro dato: il turismo a Bergamo nel 2016 è cresciuto (di poco) rispetto al 2015, che pur era l’anno di Expo. E nel 2017 la tendenza è in ulteriore aumento, in particolare per gli stranieri. Il tam tam.

Verso i borghi e la provincia. Continua Amaddeo: «Bergamo non è Venezia e nemmeno Firenze, però ha la fortuna di avere un aeroporto fortissimo e di essere nel cuore della Lombardia. Io penso che, al di là della questione spinosa dell’accessibilità di Città Alta, ora si debba lavorare per aprire il turismo ai borghi, che sono bellissimi, e alla provincia». I laghi vanno bene, sono trainanti, la montagna va più piano, ma non molla. In totale, nel 2010 avevamo 64 affittacamere, cinque anni dopo erano 180. Gli ostelli sono passati da sei a diciassette. Turismo, gente, lavoro, economia. Ricchezza che si distribuisce sul territorio. «La nostra scommessa - dice Amaddeo - è portare alla scoperta di Pignolo e borgo San Leonardo, ma anche Borgo Canale, Santa Caterina, Borgo Palazzo... E di fare conoscere quello che abbiamo intorno, da Clanezzo a Costa di Mezzate, agli Almenno, Martinengo, la Bassa, San Pellegrino con il suo Liberty, la costa bergamasca del lago di Iseo, il lago di Endine...». Conoscenza, cultura. Espansione.

 

 

E l'accessibilità? Serve un nuovo sforzo. Ma bisogna affrontare dei problemi. Quante guide turistiche parlano dei borghi di Bergamo? E qual è l’accessibilità? Le chiese come San Bernardino e Santo Spirito di Pignolo sono aperte soltanto per alcune ore al giorno, eppure sono dei capolavori che contengono dipinti preziosi, per esempio di Lorenzo Lotto e del Bergognone. I turisti arrivano e... trovano chiuso. Ma è un problema che non riguarda soltanto Pignolo. Il parroco, don Walter Pala, conosce bene la questione anche perché è stato parroco di San Gimignano e responsabile dei beni artistici della diocesi di Siena. Dice che non si può lasciare una chiesa aperta e incustodita, ma che i preti sono ormai pochi, i sagristi costano... possibile che non si riesca ad avviare un “volontariato culturale”? Dai nonni vigili ai nonni custodi dell’arte e anche della religione, perché no? Bergamo città d’arte. Lo si ripete dagli Anni Cinquanta.

Le Corbusier quando venne a Bergamo invitato dal giovane architetto Tito Spini guardò meravigliato Piazza Vecchia, disse che le automobili dovevano però stare altrove (al tempo era un parcheggio). Il concetto di Le Corbusier va esteso a tutta la Città Alta e ai borghi. Fuori le automobili, ma rendere facile l’accessibilità. Ai borghi e alla Città Alta. È davvero impossibile? D’altro canto, dietro il progetto dell’ingegner Ferretti della funicolare del 1887 (come anche per la successiva funicolare di San Vigilio) c’era anche un’idea turistica: fare dei colli un luogo di villeggiatura. E così fu: nacquero i villini di campagna di tante famiglie borghesi della città che andavano a trascorrere l’estate. Ville che ancora possiamo ammirare, sovente in stile Liberty. Oggi è necessario un nuovo sforzo.

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