Quanto brucia quell'amaro 2-2 Ora però passiamo il turno

È il 28 luglio, fa un caldo bestiale e invece di essere al mare a divertirci siamo qui all’ombra di Città Alta a cercare risposte. Vi vedo, siete tutti lì alla ricerca di una spiegazione, di una parola di conforto, di qualcosa che permetta al vostro cuore preoccupato di sentire un po’ meno il peso del 2-2 contro il Sarajevo. Sarò sincero: non so cosa dirvi, una spiegazione logica non ce l’ho. Possiamo provare a ragionare assieme ma non dimenticate mai il tempo: quello passato vive nei ricordi, quello futuro lascia aperte mille possibilità.
Cosa è andato bene. Nella calda serata di Reggio Emilia la partita contro i bosniaci ha regalato certezze importanti al gruppo di Gasperini. La prestazione è stata positiva per almeno un’ora di gioco, l’Atalanta ha creato tante palle gol riuscendo però a segnare solo due reti e questa è la pecca più grande. Nonostante le due marcature degli ospiti siano arrivate in rapida successione, pochi minuti prima la Dea aveva sfiorato il tris con Barrow, Zapata e soprattutto Gosens, che ha esaltato l’estremo difensore bosniaco in tuffo sulla riga di porta. Nonostante una condizione fisica ancora da migliorare, i ragazzi di Gasperini sono riusciti a tessere la propria tela con buona continuità e le palle gol create sono state bilanciate da una gestione della fase difensiva che non ha mai visto particolari problemi davanti a Berisha. Anche da questo punto di vista è importante sottolineare come non concedere quasi nulla a una compagine che ha il doppio della preparazione nelle gambe è comunque positivo.
Cosa non è andato bene. In certe situazioni, sono i dettagli che fanno la differenza e purtroppo per l’Atalanta due errori in fase difensiva hanno condizionato pesantemente tutti i 90' minuti di gioco. In particolare, dalle parti di Berisha non si è vista quella sicurezza che in queste situazioni è necessaria: non serve fare dieci parate spettacolari in una partita dove magari ti calciano in porta quindici volte, ma è fondamentale farsi trovare pronto alla prima sollecitazione, anche dovesse arrivare all’ultimo minuto di gioco. Portiere a parte, le due reti sono arrivate anche per un atteggiamento difensivo che in quei due frangenti poteva forse essere più “cattivo”. In occasione del primo gol, Mancini e Toloi non arrivano di un soffio a toccare il pallone ma guardando lo sviluppo dell’azione e, rivedendo l'azione, si nota come fin dalla partenza ci sia stata poca determinazione sul portatore di palla. Allo stesso tempo, non è normale che Sisic recuperi un pallone vagante in piena area e, tra quattro difensori orobici, trovi il tempo e il modo di insaccare sotto la traversa il gol 2-2. Ripetiamo, sono dettagli ma in queste situazioni diventano determinanti.
[Mario Pasalic a Zingonia. Foto Atalanta.it]
Come passare il turno. Per passare il turno di Europa League regalandosi un altro doppio confronto contro la vincente tra Haifa ed FH (gara di andata chiusa sull’1-1 con vantaggio islandese e pareggio israeliano), l’Atalanta deve ripetere la prestazione dell’andata e limitare gli errori. La condizione fisica sarà diversa, la conoscenza dell’avversario ora è più approfondita e poi ci sono i giocatori che fanno la differenza e che possono veramente dare una grossa mano. Ilicic, Freuler e Pasalic magari non saranno al ancora al cento per cento ma in questo tipo di gare la loro qualità può risultare determinante; Gomez ha preso una botta nel finale di partita, ma non ci sono dubbi sul suo impiego, mentre in avanti sarà ancora Barrow a essere chiamato a giocare da centravanti visto che Zapata è in ritardo di condizione. Lo stadio dei bosniaci è grande (trentacinquemila posti) ma non dovrebbe trasformarsi in un catino infernale, al fischio d’inizio le suggestioni ambientali lasceranno spazio al calcio giocato e su quel piano l’Atalanta non ha nulla da temere.