Sarajevo, diario della trasferta Foto di un viaggio folle e felice

Sarajevo-Atalanta è stata una partita speciale. Il risultato più largo di sempre lontano da Bergamo rappresenta però un dettaglio rispetto alle emozioni che ha provato chi ha partecipato alla trasferta. Tra tifosi e giornalisti, sono stati circa 350 i bergamaschi al seguito dell'Atalanta e tutti, indistintamente, avranno qualcosa da raccontare a figli e nipoti. Sarajevo è particolare, il viaggio per arrivare in Bosnia è parso infinito, eppure siamo tornati a Bergamo tutti con il sorriso.












"Chei de la Coriera", altra perla da ricordare. Uno dei bus organizzati per l’occasione è stato riempito dai ragazzi di “Chei de la Coriera”. Marco Zanotti e Alessandro Lissa Pezzotta hanno preparato tutto nei dettagli e nonostante un permesso di lavoro negato al Lissa il giorno prima della partita tutto si è svolto per il meglio grazie al supporto anche di Marianna, Patrizia e Simone. A bordo del mezzo c’erano anche Raffaello e sua mamma (ragazzo disabile salutato anche dal presidente Percassi prima della partita) e amici provenienti da Venezia e dalla provincia di Milano. Partiti alle 21 di mercoledì sera, “Chei de la Coriera” sono rientrati a Bergamo venerdì alle 17 dopo ben 44 ore di viaggio per una partita di novanta minuti. Follia completa e grande amore per la maglia. Tra brioches, caffè, affettati e panini, una partita a bowling nel bar dietro al settore ospiti e tanti cori, gli amici bergamaschi hanno vissuto un’esperienza incredibile che si è conclusa come meglio non si poteva. A bordo del bus c’era anche Tullio Panza (Club Amici Atalanta, recordman di trasferte) e Demetrio Tasca del club di Parre, a testimonianza di come “Chei de la Coriera” sono una realtà aperta a tutti.
Curva compatta, nessun problema con i bosniaci. I quattro bus della Curva hanno fatto più o meno lo stesso percorso e le stesse ore di viaggio, i contatti tra corieristi e curvaioli sono stati costanti in un grande spirito di collaborazione che si è poi notato anche allo stadio con il gruppo di oltre trecento orobici al seguito molto compatto e deciso a sostegno della Dea. I ritardi alla dogana erano preventivabili, la scorta delle forze dell'ordine per oltre 160 chilometri, invece, è stata una novità quasi assoluta per una partita che è scorsa via con grande tranquillità dal punto di vista dell’ordine pubblico. Nella fan zone alle spalle del settore ospiti c’era grande spazio per bus e auto e allo stadio la polizia bosniaca si è proposta anche di fornire acqua e panini a titolo gratuito se ce ne fosse stato bisogno. Nonostante oggettive difficoltà logistiche e un viaggio infinito, tutti sono tornati a Bergamo felici e qualcuno ha anche iniziato a informarsi per la trasferta in Israele di settimana prossima. Per ora, su questo fronte, nessuna novità e il periodo di vacanza non lascia pensare a qualche svolta positiva a breve.



























Giornalisti al seguito, che bella avventura. Oltre che dai tifosi, Sarajevo è stata raggiunta anche da cinque giornalisti bergamaschi. Il viaggio aereo su Spalato è iniziato molto presto con la partenza da Malpensa e la macchinata fino a Sarajevo a bordo di un comodo van è filata via senza grandi intoppi, tra paesaggi bellissimi ma anche cartoline della guerra che fu che fanno accapponare la pelle: distese infinite di steli bianche a ricordo delle vittime e buchi grandi come arance in rapida successione sui palazzi di Mostar e della periferia di Sarajevo. Lo stadio di Sarajevo è inadeguato anche per una gara della nostra Eccellenza, la città è molto trafficata ma un brutto temporale e poche ore a disposizione non hanno permesso di visitarla a fondo e quindi le immagini più importanti che restano sono i poliziotti che scortano la stampa bergamasca (a piedi) allo stadio, i loculi arrugginiti e con finestre quasi impossibili da aprire dove lavorare e una zona spogliatoi ammuffita, spartana e con un bancone di fortuna per le interviste. Il dettaglio più curioso? Alle 3 del mattino, alla dogana tra Bosnia e Croazia, un poliziotto ha chiesto a chi era a bordo (stravolto) del van se si fosse tutti di ritorno da Medjugorie: il sorriso e la risposta che si era reduci dalla vittoria della Dea a Sarajevo ha permesso di passare immediatamente la frontiera e avviarsi verso Spalato.