Le immagini dello stadio

Con la loro passione, i tifosi hanno sciolto il gelo dicembrino

Con la loro passione, i tifosi hanno sciolto il gelo dicembrino
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Minuto ottantanove, ghiaccio che blocca quasi tutto tranne i diciassettemila cuori palpitanti assiepati sulle tribune. «Alè Atalanta» è uno di quei cori che si espandono, nasce da una fetta di Curva dove non ci sono megafoni e tamburi e subito diventa virale. Lo cantiamo tutti insieme, tutto lo stadio. Lo sguardo è rapito da una manifestazione d’affetto che solo chi vive può capire. Solo chi sente può provare, solo chi tifa può comprendere. In quel minuto abbondante succede pure che Robin Gosens, esterno mancino di origine teutonica, esulti per una rimessa laterale conquistata aizzando la folla con lo sguardo rapito di chi non è figlio della nostra terra ma ormai ha capito dove diavolo è finito. Dentro una favola, perché quando vivi certe serate è esattamente come stare nelle favole.

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Il prepartita: traffico biblico e freddo assurdo. Atalanta-Lazio inizia con l’apertura dei cancelli alle 18.30, ma chi si mette in macchina verso le 19 pensando di evitare code e traffico si sbaglia di grosso: come uscire in mutande il 2 gennaio, follia pura. Il centro di Bergamo è un brulicare di auto, per arrivare nella zona di viale Giulio Cesare serve molto più tempo del previsto. Giunti intorno allo stadio, si capisce subito che c’è il pubblico delle grandi occasioni. L'impianto è pieno, al netto dei duemila posti vuoti nel settore ospiti, e questa purtroppo è una sconfitta per chi ama il calcio. Dentro la pancia del vecchio Comunale, le fettuccine al ragù ben calde sono una di quelle robe che ti aiutano a dimenticare i novanta minuti più recupero che ti aspettano. Via un piatto, i più golosi si cimentano con il secondo (pare che qualcuno arrivi a quattro, ma le voci non sono confermate) e alle 20:10 siamo tutti pronti per il caffè. Il ritardo è netto, di solito il rito si consuma almeno a mezz’ora dall’inizio, ma stavolta il freddo è una roba assurda. Qualcuno parla di -1°C, altri di -3°C. Indipendentemente dalla rilevazione termometrica, i pinguini che passeggiano a bordo campo non sono un bel segnale.

Avvio sprint, Zapatone e la testa fumante. La gara inizia in perfetto orario. Nemmeno il tempo di sistemarsi bene che tutti i tifosi devono subito scattare in piedi, come se il seggiolino ghiacciato fosse diventato improvvisamente rovente. Gosens riparte a razzo sulla fascia, Zapata in mezzo sfrutta la corta respinta di Radu e insacca nell’angolino andando a esultare con un bel sorriso insieme a tutti i compagni. La Lazio è sbigottita, il pubblico si stropiccia gli occhi quando il 91 mette dentro l'area un pallone con su scritto “spingere” per Ilicic, ma Lulic lo toglie dal piede dello sloveno. Siccome il calcio non è matematica e in campo bisogna sudare forte, i valori dei capitolini escono pian piano e prima Immobile e poi Milinkovic-Savic preoccupano parecchio gli infreddoliti tifosi presenti sulle tribune. Nota di colore: i laziali in panchina si presentano addirittura con i Moon Boot e la domanda sorge spontanea: per il Monte Pora bisogna salire in Val Seriana, questo invece è lo stadio. Al fischio finale della prima frazione di gioco, Zapata viene trattenuto dai colleghi di Sky e la sua testa fumante conferma il freddo assurdo. I tifosi sorridono guardandolo, con la certezza che Zapatone suda e lotta insieme a noi.

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Ripresa: tanta Lazio e super Var. Dopo il riposo, il freddo diventa ancora più forte e, a parte un bel cross di Gosens che Zapata mette sul fondo di un soffio, c’è solo la Lazio, con la Dea che si difende a pieno organico e senza mollare di un centimetro. Quello che succede al minuto 89’ lo abbiamo raccontato in apertura, ma siccome le storie atalantine non sono nulla se non capita qualcosa di pazzesco, ecco il pareggio di Acerbi con tanto di spogliarello verso la tribuna al 92' scoccato. Qualcuno lo fischia, ma gli occhi di (quasi) tutti finiscono subito su Orsato di Schio. Il miglior fischietto della Serie A si prende un po’ di tempo e si intuisce al volo che il Var sta lavorando. I minuti passano, i giocatori e l'arbitro sono fermi in mezzo al campo in attesa di sapere se è giusto il tabellone con l’1-0 o quello con l’1-1. Dopo due, interminabili giri di lancette, ecco il secondo boato dello stadio: la mano alzata di Orsato, la punizione di Berisha per fuorigioco e il replay di Sky con le linee del Var sono una delle immagini più dolci e importanti degli ultimi cinquant'anni di Dea. Che emozioni, che urla!

Il fischio finale e i sogni europei. A un certo punto il cronometro corre felice verso quota cento minuti, i moccoli che partono in tribuna meglio non escano dallo stadio, che altrimenti a Natale niente regali, ma al fischio finale c'è un’esplosione di gioia che ribalta le tribune e manda tutti in Paradiso. L’Atalanta è sesta, a un punto dal quinto posto (con lo scontro diretto vinto) e in attesa della partita del Milan di stasera a Bologna. Calma e gesso fratelli nerazzurri, non c’è fretta: stiamo arrivando, tranquilli che stiamo arrivando.

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