L'escursione consigliata

L'ultima neve alla Conca del Calvi, per godersi la bellezza della primavera in arrivo

L'ultima neve alla Conca del Calvi, per godersi la bellezza della primavera in arrivo
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di Angelo Corna

L’ultima neve ricopre le vette delle nostre montagne. L’inverno sta per cedere il passo, con un paio di settimane di anticipo, ai colori della primavera e al risveglio della natura. Come non approfittare di questa occasione per lasciare un’ultima traccia in questo candido mantello? Il luogo perfetto è la Conca del Calvi, valle che ospita il fiume Brembo e alcuni tra i rifugi più belli e amati delle Orobie bergamasche. Un percorso tra le bellezze dei bucaneve e il disgelo, tra baite restaurare e antiche stalle ancora coperte dalla neve.

L’escursione trova la sua partenza da Carona, in alta Val Brembana. Raggiunto l’abitato dobbiamo acquistare il “gratta e sosta”, ticket necessario per il parcheggio e reperibile presso bar ed esercizi commerciali. In prossimità del segnavia Cai 210 si snoda il percorso che durate la stagione estiva guida gli escursionisti fino ai rifugi Calvi e Longo e alle montagne che fanno da corona a questa zona. Oggi le strutture riposano in attesa della bella stagione, ma possiamo comunque, con la dovuta attenzione, percorrere questo bellissimo sentiero.

1 - Partenza all'alba
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4 - Uno sguardo alla diga del lago Fregabolgia
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5 - Panorama al Lago del Prato
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7 - Traccia su neve
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9 - Escursionisti
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10 - Verso la Baita Armentarga
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13 - La baita sommersa dalla neve
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15 - Sulla via del ritorno
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Dopo circa 15 minuti di cammino raggiungiamo il borgo di Pagliari, ultimo avamposto di civiltà prima di tuffarci nella valle che ospita il fiume Brembo. Questi antichi cascinali di pietra rappresentano, oggi come secoli fa, l’ultimo baluardo di case, l’estremo avamposto prima di raggiungere le grandi vette che fanno da spartiacque tra Bergamo e Sondrio. Centinaia di anni fa questo tracciato era utilizzati dagli “spalloni”, contrabbandieri che per evitare i dazi imposti dalla dogana veneta di Cà San Marco valicavano i passi alpini per raggiungere la vicina Svizzera e la Repubblica dei Grigioni. Il borgo di Pagliari rappresentava l’ultimo avamposto di civiltà prima di avventurarsi tra i sentieri transorobici. A quei tempi, si racconta, la contrada era piena di vita e il piccolo paesino contava circa cento anime, che a seconda della stagione emigravano all’estero per lavoro.

Il panorama si apre e il sentiero sale in direzione della cascata della Val Sambuzza. Da qua, a seconda del gelo, possono essere necessari i ramponi, che garantiscono una progressione in sicurezza anche in caso di ghiaccio. Con ampi zig-zag raggiungiamo le Baite del Dosso e continuiamo lungo il facile percorso che si apre alle meraviglie della zona. Ed è proprio tra questi bellissimi panorami che raggiungiamo, dopo circa un’ora e mezza di cammino, il Lago del Prato (m.1650), luogo ideale per una sosta al sole.

Vari sentieri ci permettono di scoprire le bellezze di questa conca: gli esperti possono raggiungere i rifugi Calvi e Longo, mentre chi vuole lasciare una “traccia su neve” può, con circa 45 minuti di facile cammino, raggiungere le bellezze della Baita Armentarga, a 1750 metri di altitudine. Una visita che vale la pena. La baita è situata nella valle da cui prende il nome e si trova lungo le sponde del fiume Brembo, al cospetto del monte Grabiasca, del Pizzo del Diavolo e del suo fratello minore Diavolino. Un ultimo sguardo a un ambiente da favola, prima dell’arrivo della primavera.

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