Che impresa!

Il video dell'ospedale alla Fiera finito e l'esultanza dei volontari che ci hanno lavorato

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Un video che racconta tanto, se non tutto. Alcuni dei tantissimi volontari che negli ultimi dieci giorni hanno lavorato senza sosta che, nel tendone-mensa, cantano sorridenti «la gente come noi non molla mai!». E, proprio sul finale, la notizia più bella: «Siamo contenti perché abbiamo finito, abbiamo consegnato l'ospedale».

Sì, l'ospedale degli Alpini alla Fiera di Bergamo è ormai pronto. Doveva essere un ospedale da campo, sarà invece un vero e proprio ospedale con posti letto per pazienti in terapia intensiva e sub-intensiva. Un miracolo, come lo ha definito il governatore lombardo Attilio Fontana nella conferenza stampa di oggi, mercoledì 1 aprile. Noi di Bergamo, invece, non avevamo dubbi: non solo non molliamo mai, ma ci mettiamo sempre tutto in quel che facciamo. Soprattutto quando bisogna fare del bene.

I primi pazienti verranno accolti tra sabato e domenica. C'è, però, ancora un problema: nelle due settimane in cui Alpini e volontari sono stati in grado di costruire un ospedale da zero, le istituzioni non sono stati in grado di reclutare abbastanza medici e infermieri per farlo lavorare al cento per cento. Lo ha spiegato al Corriere Bergamo il dottor Oliviero Valoti, per vent’anni a capo del 118 bergamasco e ora numero uno dell’Unità operativa complessa di Anestesia e rianimazione 4 del Papa Giovanni. Tornato al lavoro dopo essere stato anche lui tra i contagiati, gli è stato ora affidato il compito di guidare l’ospedale da campo. «I colleghi di Emergency - ha spiegato Valoti - ci garantiscono la cura di dodici posti letto di terapia intensiva, mentre di altri otto si occuperanno i medici militari russi. Per gestire i restanti 122 posti, una volta a regime, serviranno circa 200 persone. Non c’è una cifra esatta perché dipenderà anche dal tipo di pazienti che arriveranno: se ce ne saranno molti ad alta intensità, quindi gravi, servirà più personale, altrimenti ne basterà anche meno». Di certo c'è che il personale ancora manca, anche perché Regione e Protezione civile pare abbiano fatto un po' di confusione, non confrontando le liste in possesso e segnalando quindi gli stessi medici e infermieri due volte.

È un peccato che la burocrazia nostrana, ancora una volta, non si sia dimostrata all'altezza dell'attivismo di chi le cose le fa e non le annuncia soltanto. L'ospedale, dunque, partirà a ritmo ridotto, nella speranza che quanto prima possa operare a pieno regime, ovvero "riempiendo" tutti i 148 letti a disposizione (72 per terapia intensiva e sub-intensiva, 70 per la degenza e 6 per triage e infermeria) e togliendo così non poca pressione al Papa Giovanni. Non sarà facile vincere questa battaglia, ma ce la faremo. Anche perché lo sappiamo bene: la gente come noi non molla mai.

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