Sì ai test sierologici a pagamento in laboratori privati (ma coi tamponi si è in alto mare)
Regione Lombardia è pronta ad approvare una delibera al riguardo. I soggetti con anticorpi, però, dovrebbero mettersi in auto-quarantena obbligatoria in attesa di un tampone. E in Lombardia se ne fanno ancora pochissimi...
di Andrea Rossetti
Era attesa per oggi (5 maggio), invece probabilmente slitterà a domani la delibera con cui la Giunta del governatore lombardo Attilio Fontana dovrebbe dare il via libera all'effettuazione di test sierologici (sia quelli con analisi del sangue che quelli cosiddetti "rapidi", pare) anche da parte di aziende private, ovviamente a pagamento. Una decisione che, come abbiamo riportato nel numero di PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 7 maggio (e che potete leggere in edizione digitale QUI), non poteva più essere rimandata per vari motivi.
La retromarcia di Regione. La notizia dell'imminente apertura ai test sierologici privati da parte di Regione Lombardia è stata data da Il Giornale di Brescia ed è stata poi confermata anche dai vertici dell'assessorato regionale al Welfare. Il Pirellone, dunque, si avvia ad abbandonare la strada finora percorsa, ovvero quella del "monopolio" dei test affidati alla joint venture scientifica dell'azienda Diasorin e dell'Irccs San Matteo di Pavia e che molti dubbi ha sollevato. Anche legali, dato che il Tar ha riconosciuto a fine aprile la scelta anticoncorrenziale di identificare quello come l'unico test riconosciuto e utilizzabile, rinviando però ogni decisione nel merito al 13 maggio.
I precedenti divieti. In attesa di quella data, Regione ha fatto parziale retromarcia aprendo una manifestazione di interesse per altre aziende che, in questi mesi, hanno sviluppato test sierologici certificati CE. Hanno risposto in 44, a dimostrazione che non è vero che soltanto la Diasorin è stata in grado di creare un test che risponda ai requisiti richiesti. Allo stesso tempo, però, Regione, attraverso le varie Ats, ha continuato a utilizzare soltanto i test di quella azienda sul territorio, vietando l'utilizzo di tutti gli altri. Lo dimostra una comunicazione inviata ai sindaci lombardi (come rivela Business Insider) dai vertici sanitari regionali e nella quale si dice espressamente che i test non approvati dal Pirellone non vengono riconosciuti e che quindi ai cittadini nel cui sangue venissero trovati gli anticorpi del Covid-19 non avrebbero comunque accesso ai tamponi.
Resta il problema dei tamponi. Sì, perché ricordiamo che il test sierologico non basta: per sapere se si è ancora contagiosi serve per forza di cose il tampone. E sta qui un altro problema che Regione Lombardia si troverà presto ad affrontare se dovesse "aprire" ai test privati. Stando alle indiscrezioni, infatti, la delibera in via di approvazione prevederebbe, dopo l'effettuazione del test privato, che il soggetto risultato positivo alla presenza degli anticorpi si metta in auto-quarantena obbligatoria in attesa che l'Ats competente, dopo aver ricevuto comunicazione, gli fissi un appuntamento per compiere il tampone. E i tempi sono biblici, se si considera che ancora oggi in Lombardia si effettua una media di diecimila tamponi al giorno, di cui una buona percentuale su soggetti già tamponati in precedenza e necessari per valutare la loro effettiva guarigione. È proprio per questo che la Regione e le Ats stanno compiendo così pochi test rispetto a quelli che avevano annunciato a metà aprile.
Un primo passo avanti. A problema, dunque, seguirà problema. E questo perché, ancora una volta, al nostra Regione si mostra purtroppo in netto ritardo su ogni tipo di misura di contrasto all'emergenza sanitaria senza precedenti che stiamo vivendo. Ma tant'è. La possibilità di poter svolgere privatamente un test sierologico rappresenta comunque un importante passo avanti che permetterà alle persone di avere qualche informazione in più sul proprio stato di salute. Ora si attende che la Regione renda noti i laboratori di analisi privati accreditati e dunque legittimati a svolgere i test. Poi si vedrà.