Test sierologici e tamponi, la confusione regna sovrana e la gente non sa cosa fare
Le regole poco chiare stabilite dalla Regione (oltre il fatto di dover pagare di tasca propria) sta scoraggiando molte persone
di Andrea Rossetti
Parlare di confusione è ormai riduttivo: sta assumendo i contorni della farsa la vicenda dei test sierologici e dei tamponi in Lombardia. La delibera approvata il 12 maggio dalla Giunta di Attilio Fontana che avrebbe dovuto portare regole certe, infatti, non ha fatto altro che aumentare dubbi e perplessità, aumentando lo scoramento tra le persone, già duramente provate dalla crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo.
Facendo un breve riassunto, la situazione attuale è questa: chiunque può fare un test sierologico in una delle strutture private che propongono il servizio, sebbene la delibera parli soltanto di «screening collettivi» (quelli organizzati da aziende, Comuni o associazioni); se positivo alla presenza di anticorpi, però, deve porsi in auto-isolamento obbligatorio in attesa che gli venga fatto un tampone. E qui sorge il problema: il tampone lo deve fare l'Ats o lo stesso laboratorio privato che ha fatto anche il test? La delibera non è affatto precisa in tal senso, ma da Regione, a voce, spiegano che l'opzione corretta è la seconda, con la conseguenza che il cittadino si troverà costretto a pagare non soltanto l'esame per la sieropositività, ma pure quello rinofaringeo. Peccato che non tutti i laboratori privati lo facciano: in Bergamasca, Habilita ha annunciato che si sta organizzando per farli, mentre Synlab ha fatto sapere che non li farà e darà soltanto indicazione alle persone positive ai test di avvisare il proprio medico di base e dunque l'Ats.
Il risultato di questo caos è che tante persone, dopo la corsa alla prenotazione per l'effettuazione dei test sierologici che c'è stata nei giorni scorsi, ora ci rinunciano. Alcuni per questioni economiche (un contro sono i quaranta euro per il test, un altro dover aggiungere almeno altri 62,89 euro, prezzo minimo fissato dalla Regione, per fare anche il tampone in caso di presenza di anticorpi), molti altri per evitare l'isolamento in attesa del tampone, dato che le tempistiche di effettuazione di questi sono ancora lunghe e non chiare, soprattutto se si aggiunge che non si sa nemmeno se lo debba fare col pubblico o col privato.
In Brianza, ad esempio, oltre un cittadino su due di quelli contattati da Ats per sottoporsi ai test sierologici regionali ha rifiutato di effettuare l’esame. Lo ha raccontato PrimaMonza, che ha parlato con il sindaco di Monza Dario Allevi: «Nel momento in cui il test sierologico accerta che sono presenti anticorpi contro il virus, il soggetto deve anche essere sottoposto a un tampone (che deve risultare negativo) prima di poter tornare alla vita normale, e nel frattempo stare in isolamento». Una situazione che sta avvenendo, sebbene in percentuali minori, anche in Bergamasca: Habilita, in queste ore, ha ricevuto diverse cancellazioni di prenotazioni già effettuate. Un numero maggiormente indicativo lo fornisce il sindaco di Canonica d'Adda, Gianmaria Cerea, che proprio con Habilita ha organizzato, dal 14 maggio, uno screening di massa con test sierologici sulla sua popolazione: dei 182 che avevano fissato appuntamento, si sono presentati in 157, racconta il Corriere Bergamo.