L'affondo del sindaco di Nembro, Cancelli: «Ancora oggi da Regione dati sbagliati sui morti»
Il primo cittadino seriano è intervenuto questa mattina (giovedì 12 giugno) alla trasmissione 24Mattino. Sulla zona rossa mancata ha detto: «Governo e Lombardia avevano la responsabilità di decidere»
«È mancata la coesione solidale dei due livelli istituzionali che gestiscono la salute: Governo e Regione». A sostenerlo è il sindaco di Nembro Claudio Cancelli, intervenuto questa mattina (giovedì 12 giugno) alla trasmissione radiofonica 24Mattino di Simone Spetia, su Radio 24. «È giusto cercare la verità, ma ancora più importante imparare dagli errori fatti, anche dai nostri - prosegue il primo cittadino -. Governo e Regione avevano la responsabilità di decidere insieme. Entrambi erano coinvolti, ma ognuno aspettava l'altro. Un dovere comune era quello di ascoltare l'Istituto superiore di sanità».
«Oggi, con i dati aggiornati, il rapporto dei morti ufficiali di Covid-19 rispetto a quelli reali è di 2,5 volte - commenta Cancelli, che non manca di evidenziare alcune criticità nella gestione dei dati da parte di Regione Lombardia, una polemica sollevata ieri dal suo collega di Bergamo, Giorgio Gori -. Si evidenzia una forte difficoltà a lavorare dati frammentati, spesso sbagliati nonostante siano semplici. Ancora oggi, ad esempio, sulle date dei decessi il sistema sanitario regionale della Lombardia ci fornisce dati sbagliati». Proprio la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro è uno dei filoni dell’inchiesta (senza indagati) al vaglio della procura di Bergamo. Uno dei punti che in pm cercheranno di chiarire è perché a Bergamo furono inviati militari e Esercito a inizio marzo, senza però arrivare mai a decretare alcuna zona rossa.
Questa mattina, intorno alle 10, il procuratore facente funzione Maria Cristina Rota, insieme ai sostituti Paolo Mandurino, Silvia Marchina e Fabrizio Gaverini, è arrivata a Palazzo Chigi per ascoltare come persona informata sui fatti il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Quindi, sarà la volta anche dei ministri Roberto Speranza (Salute) e Luciana Lamorgese (Interno). Il premier, intervistato anche da Repubblica, ha detto di non temere di «finire indagato dopo il colloquio. Ho agito in scienza e coscienza. Su Alzano Lombardo e Nembro, rifarei tutto». Una dichiarazione che Conte aveva rilasciato ai cronisti già in passato.
Dopo i colloqui con gli esponenti del Governo, i magistrati dovranno scegliere se continuare con l’inchiesta, anche con eventuali iscritti nel registro degli indagati, oppure se trasferire gli atti alla procura di Roma per questioni di competenza territoriale. La decisione, in tal senso, dovrebbe arrivare nella prossima settimana. A maggio i magistrati bergamaschi avevano ascoltato come teste l’ex direttore generale al Welfare di Regione Lombardia Luigi Cajazzo, l’assessore al Welfare Giulio Gallera e il governatore Attilio Fontana.