Chiusura e riapertura dell'ospedale di Alzano, depositate in procura nuove testimonianze
Il comitato ha presentato ai magistrati ulteriori documenti utili per la loro inchiesta. Presto un nuovo "denuncia day"

Dopo le prime cinquanta denunce depositate in procura lo scorso 10 giugno, sul tavolo dei procuratori bergamaschi arrivano nuove testimonianze in merito alla tristemente nota chiusura e riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo. I documenti sono stati raccolti e depositati in procura ieri (mercoledì 24 giugno) da Luca Fusco, presidente del comitato “Noi denunceremo – Verità e Giustizia per le vittime di Covid-19”, e da Consuelo Locati, avvocato alla guida del pool di legali del comitato.
Le nuove denunce andranno ad aggiungersi al materiale al vaglio dei magistrati, che hanno aperto diversi fascicoli d’indagine riguardanti non soltanto la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, ma anche la gestione del pronto soccorso dell’ospedale Pesenti-Fenaroli.
Proprio in relazione a questo ramo dell’inchiesta, pare stiano emergendo nuove testimonianze di chi era presente nella struttura sanitaria che evidenzierebbero, come ha piegato l’avvocato Locati a BergamoNews, «mancate precauzioni prese quella domenica (il 23 febbraio scorso, data in cui è stato accertato il primo caso ufficiale di Coronavirus in provincia, ndr) prima di riattivare gli accessi di degenti e parenti». Un ulteriore centinaio di denunce verranno depositate la prima settimana di luglio, in occasione di un secondo “denuncia day” organizzato dal comitato.
Proprio per accertare eventuali negligenze, o individuare l’esistenza di un eventuale nesso di causalità tra le decisioni prese dalle autorità e la virulenza del contagio, la Procura ha chiamato in qualità di consulente tecnico il virologo Andrea Crisanti.