Si torna in classe, ma secondo Gori il Governo ha gestito male la riapertura
Il sindaco di Bergamo è intervenuto nel corso della trasmissione radiofonica 24Mattino. Uno dei nodi da sciogliere è quello legato al trasporto pubblico locale

Il tema al centro del dibattito politico nelle ultime settimane è sostanzialmente uno: la riapertura delle scuole il 14 settembre è stata gestita bene o male dal Governo? Nel merito Giorgio Gori, ospite di 24Mattino (su Radio 24), è chiaro: «male, mancano quindici giorni e le incognite sono ancora moltissime. Avremmo potuto aprire sul finire dello scorso anno scolastico come hanno fatto in altri Paesi»
Va detto che Gori non è l’unico personaggio politico ad aver criticato scelte e tempistiche adottate dall’Esecutivo in vista dell’ormai imminente inizio dell’anno scolastico. Basti pensare al governatore campano Vincenzo De Luca, che ha più volte espresso l’impossibilità (a suo parere) di far tornare gli alunni in classe viste le attuali condizioni dell’epidemia. In molti poi si domandano quale sia il senso del ritorno in classe a una settimana di distanza dal voto per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, che costringerà gli Istituti a sanificare nuovamente gli edifici. Non sarebbe più logico attendere una settimana?
Ad oggi, inoltre, regna l’incertezza in merito alla consegna dei banchi promessi dal Ministero, all’utilizzo o meno della mascherina in classe e, soprattutto, non è ancora chiaro come verranno gestita la situazione «nel momento in cui dovesse esserci un caso sospetto – sottolinea il primo cittadino - e questo è ciò che mi preoccupa maggiormente».
Infine, il nodo più delicato da sciogliere resta quello legato ai trasporti: ad oggi la capienza dei mezzi pubblici è dimezzata e se le linee guida dovessero restare tali soltanto a Bergamo circa il 40 per cento degli studenti rischia di “restare a piedi”. Oggi, lunedì 31 agosto, è programmato intorno alle 16 un vertice tra le Regioni e il Governo per discutere dell’argomento. Le Regioni, in particolare, desidererebbero che la capienza massima dei mezzi pubblici venisse portata all’80 per cento, così da garantire un posto a sedere a tutti gli alunni. La proposta ha però un vulnus evidente: chi controllerà che i pullman siano effettivamente pieni all’80 per cento? Ma soprattutto che differenza c’è tra l’80 per cento e non la totalità dei posti a sedere.
Nei giorni scorsi il Ministro dei Trasporti Paola de Micheli aveva fatto sapere che per risolvere il problema del trasporto scolastico aveva sottoposto al Comitato tecnico scientifico la possibilità di estendere «il concetto di “congiunto” anche a compagni di classe». Un’idea criticata da più parti, definita come un trucco all’italiana risolvere un problema altrimenti difficilmente risolvibile. Ecco, aumentare la capienza dei mezzi pubblici all’80 per cento suona come un escamotage molto simile.