Scontro Governo-Regione sui vaccini, Carnevali chiede di far luce sui ritardi in Lombardia
L'onorevole bergamasca del Pd, capogruppo in Commissione Affari Sociali alla Camera, ha fatto sapere che è stata presentata un’interrogazione per fare chiarezza
Ormai sui vaccini è scontro totale. Da una parte Regione Lombardia afferma di essersi mossa a regola d’arte (come nella gestione del Covid del resto), che la campagna vaccinale inizierà a metà ottobre e che ci saranno dosi sufficienti per tutte le persone fragili o le categorie a rischio. Dall’altra parte della barricata ci sono le forze d’opposizione al Pirellone e pure quelle di maggioranza al Governo, che attaccano e accusano di inefficienza le autorità regionali.
Nello specifico, l’onorevole Elena Carnevali, capogruppo Pd in Commissione Affari Sociali alla Camera, ha fatto sapere che è stata presentata un’interrogazione al ministro della Salute Roberto Speranza per fare luce sui ritardi della Lombardia. «È grave che Regione Lombardia inizi la campagna vaccinale della popolazione target e a rischio con un ritardo di quasi un mese - spiega Carnevali -. La circolare ministeriale segnalava alle Regioni in modo inequivocabile i motivi per cui l’inizio di ottobre era il periodo indicato per offrire le vaccinazioni ai soggetti eleggibili, sottolineando l’esigenza di ridurre l’impatto di una co-circolazione di Sars-CoV-2 e del virus influenzale. In più sedi i sindaci hanno invece ricevuto l’informazione che le dosi verranno consegnate ai medici di base a partire dalla fine di ottobre con probabile inizio di somministrazione non prima di novembre».
«Considerando che la risposta immunitaria alla vaccinazione impiega due settimane per rispondere efficacemente e che la popolazione lombarda da vaccinare è decisamente superiore alle 2.4 milioni di dosi acquistate con l’ottava gara, il ritardo e la carenza di dosi sono decisamente inaccettabili – attacca la Carnevali -. Non si conoscono le ragioni reali di questo ritardo, che ha portato a sette gare d’acquisto andate a vuoto. La preoccupazione concreta è che non solo l’approvvigionamento non riuscirà a soddisfare la popolazione target (che comprende anche gli over 60, i bambini dai sei mesi ai sei anni, gli operatori sanitari e le persone ad alto rischio di complicanze o ricoveri correlati all’influenza), ma che la maggior parte della popolazione avrà una copertura che rischia di essere tardiva».