Bergamo, Comune e Provincia chiedono deroghe: «Abbiamo solo 61 casi Covid ogni 100 mila abitanti»
La situazione nella nostra provincia non è paragonabile a quella degli altri capoluoghi lombardi. Per questo Palazzo Frizzoni e via Tasso hanno scritto una lettera al governatore Fontana e all'assessore Moratti chiedendo che si facciano portavoce di queste istanze al Ministero della Salute
Oggi si conoscerà il destino cui andrà incontro la Lombardia: se sarà zona rossa, oppure no. Bergamo però, in ragione dei suoi 61 casi positivi al Covid ogni 100mila abitanti (a livello provinciale), ha intenzione di chiedere una possibile deroga alle future limitazioni (di questo dato ne parliamo anche sul nuovo numero di PrimaBergamo in edicola, QUI in edizione digitale). Il sindaco Giorgio Gori e il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli hanno inviato ieri sera una lettera al presidente della Regione Attilio Fontana e all’assessore Letizia Moratti perché tengano conto della richiesta del territorio orobico e se ne facciano portavoce al Ministero della Salute, chiamato in questi giorni a disegnare il livello di rischio del nostro Paese.
«La situazione del nostro territorio - scrivono Gori e Gafforelli - probabilmente proprio in ragione dell’estesa platea di cittadini entrati in contatto con la malattia nella scorsa primavera, intorno al 30 per cento della popolazione secondo le diverse indagini sierologiche condotte nei mesi successivi, oltre che in ragione di una diffusa consapevolezza, tra i cittadini bergamaschi, riguardo alla necessaria osservanza delle regole volte alla prevenzione dei contagi, appare in questa fase peculiare. Il dato crediamo più significativo è quello relativo all’incidenza dei nuovi contagi, indicatore che colloca la provincia di Bergamo, con 61 nuovi casi ogni 100 mila abitanti, ben al di sotto della media regionale (122) e ancor più dei territori (Mantova, Como, Sondrio, Milano, Varese) che presentano valori superiori a 200».
Tra l'altro il Dpcm che entrerà in vigore domani, sabato 16 gennaio, fissa una nuova zona bianca, nella quale entrerebbero quei territori a rischio basso e un'incidenza dei contagi per tre settimane consecutive inferiore a 50 casi ogni 100 mila abitanti. Da qui la richiesta dei due amministratori, ovvero quella di valutare, per la provincia di Bergamo, l’applicazione di quanto previsto dall’articolo 2 comma 2, nonché dall’articolo 3 comma 2 del Dpcm del 3 novembre 2020: «Con ordinanza del Ministro della salute adottata ai sensi del comma 1, d’intesa con il presidente della Regione interessata, può essere prevista, in relazione a specifiche parti del territorio regionale, in ragione dell’andamento del rischio epidemiologico, l’esenzione dell’applicazione delle misure di cui al comma 4».
«Nel testo del Dpcm – proseguono Gori e Gafforelli - è chiaramente indicato che la decisione spetta al Ministro della Salute. Riteniamo tuttavia imprescindibile il Suo prioritario consenso, in ragione anche del parere che potrà ricevere dal Cts regionale. Crediamo fermamente che si possano comprendere le difficoltà e le sofferenze cui il protrarsi delle limitazioni anti-Covid, se non addirittura il loro inasprimento, sottopone i cittadini dei nostri territori e in particolar modo gli studenti, le loro famiglie e gli operatori dei settori economici (ristorazione, somministrazione, commercio, attività culturali e sportive, per citare solo i principali) costretti alla chiusura o ad una sostanziale limitazione delle rispettive attività».
«Tali limitazioni sono necessarie e doverose ovunque gli indicatori di diffusione del contagio segnalino situazioni tali da mettere seriamente in pericolo la salute dei nostri cittadini – aggiungono -. A tale proposito Le anticipiamo che ove le autorità preposte, con validi e giustificati motivi, dovessero ritenere che anche la provincia di Bergamo rientri in questa casistica sarà nostra cura, insieme alle altre istituzioni del territorio, adoperarci per il pieno rispetto delle norme in vigore».
«Dove viceversa le condizioni epidemiologiche siano oggettivamente migliori – concludono Gori e Gafforelli -, come pare essere in questa fase per la provincia di Bergamo e come auspichiamo possa presto essere per altre province lombarde, riteniamo si giustifichi l’esenzione prevista dal Dpcm, al limite anche solo parziale, ossia innanzitutto a beneficio di quelle situazioni, scuole in testa, e a seguire commercio e ristorazione, delle quali riteniamo prioritario favorire un progressivo ritorno alla normale attività».