Treno per Orio, l'alt dei comitati di quartiere e delle associazioni: «La tratta sia interrata»
La chiusura del passaggio a livello in via Pizzo Recastello e le barriere fonoassorbenti taglierebbero in due Boccaleone. Il viadotto alto circa 8 metri, necessario a superare via Lunga, impedirebbe la vista su Città Alta e i Colli e eliminerebbe circa 90 mila metri quadri di terreni agricoli
di Federico Rota
Il progetto del treno che collegherà Bergamo a Orio al Serio deve essere modificato, prevedendo una tratta che sia quanto più possibile sotterranea, realizzata in galleria. Non hanno alcun dubbio le associazioni Italia Nostra e Legambiente e i comitati di cittadini dei quartieri che saranno interessati dal futuro tracciato che oggi, venerdì 15 gennaio, hanno illustrato in conferenza stampa i dettagli di un piano alternativo a quello sul tavolo di Rfi e anche a quello illustrato da Palazzo Frizzoni.
Anche nel caso in cui venissero accolte le osservazioni avanzate dal Comune di Bergamo, tra cui il mantenimento dei binari a raso e la conseguente cancellazione del viadotto alto circa 7 metri necessario a scavalcare via Lunga, il quartiere di Boccaleone risulterebbe fortemente penalizzato. Anzi, sarebbe letteralmente “tagliato in due” lungo via Rovelli da un muro di barriere fonoassorbenti alte dai 5 ai 7 metri. Tanto per intenderci, i residenti del quartiere a nord della ferrovia che volessero andare verso la Fiera e Campagnola si troverebbero la strada sbarrata dalle barriere verdi che di solito vediamo ai lati delle autostrade. Senza contare poi il consumo di suolo agricolo per la realizzazione dei nuovi binari e l’impatto che un’opera infrastrutturale di questo tipo avrebbe sull’ambiente circostante e sul traffico.
Nei piani attuali i binari si staccherebbero dalla linea Bergamo-Brescia per curvare verso Boccaleone e alzarsi su un viadotto alto circa 8 metri sopra via Lunga. «Il dislivello però non soltanto impedirebbe la vista sui Colli e su Città Alta – spiega Paola Morganti, presidente della sezione bergamasca di Italia Nostra – ma precluderebbe il futuro utilizzo della linea ferroviaria anche al trasporto delle merci. La stessa Rfi ha ammesso di aver derogato alle norme che regolano le pendenze per il trasporto dei passeggeri. Il nostro progetto, inoltre, prevederebbe una fermata interrata alla Fiera, che ora è invece esclusa».
Il costo stimato per la realizzazione dell’opera si aggira intorno ai 170 milioni di euro. «Nella documentazione manca un’analisi seria dei costi e benefici – sottolinea Elena Ferrario, presidentessa di Legambiente Bergamo -. Inoltre, in questo progetto ci sono troppe scelte che hanno un fortissimo impatto ambientale e sociale. La nuova ferrovia farà scomparire ulteriori 90 mila metri quadri di terreni agricoli in una delle poche cinture verdi rimaste a sud della città». La presidentessa punta poi il dito sui possibili disagi legati alle tempistiche del cantiere. «In questi luoghi abitano delle persone, quattro anni di cantiere sono tanti, ammesso che si resti nei tempi. Inoltre non sono previste nello studio osservazioni adeguate alla nuova viabilità che si verrebbe a creare».
Uno dei punti maggiormente critici, proprio in merito alla nuova viabilità, è rappresentato dalla chiusura definitiva del passaggio a livello in corrispondenza di via Pizzo Recastello, già oggi molto trafficato. Il Comune vorrebbe ovviare al problema consentendo a ciclisti e pedoni di attraversare la ferrovia con passaggio ciclopedonale. Per gli automobilisti Palazzo Frizzoni avrebbe ipotizzato un sottopassaggio tra la Fiera e il mercato ortofrutticolo, all’altezza della Celadina. L’attuale passerella sopraelevata in via Rovelli sarebbe demolita e ricostruita per essere potenziata.
Queste soluzioni però, per i residenti del quartiere, non eviterebbero una cesura netta tra le due aree di Boccaleone e non risolverebbero i problemi legati al traffico veicolare. «Al termine del progetto la popolazione anziana residente sarà pari al 30 per cento e ogni giorno 180 studenti attraversano il passaggio a livello per andare a scuola – spiega Guglielmo Tarenghi, del comitato di Boccaleone -. L’ipotesi più sostenibile per noi resta quindi quella dell’interramento del tracciato per circa 1,3 chilometri, altrimenti il quartiere non potrebbe mantenere la sua unitarietà. Questo porterebbe a una ulteriore penalizzazione della zona, che potrebbe spingere molte persone a vendere le proprie abitazioni e a cercare casa altrove, innescando un progressivo degrado dell’ambiente».
Secondo le associazioni ambientaliste il progetto di Rfi sarebbe stato redatto prima ancora che si concludesse la Via del progetto di ampliamento dell’aeroporto, prevederebbe interventi «pesantemente difformi, quando non in contrasto, con le previsioni dei diversi piani della città (Pgt, Pum, Pums) e regionali (Prmt)» e non avrebbe seguito l’iter necessario a garantire un’effettiva partecipazione dei cittadini. «Del progetto siamo venuti a conoscenza per caso – evidenzia Gianluigi Mologni, del comitato di Campagnola -. Abbiamo dovuto cercarlo tra 776 documenti tecnici; la sintesi tecnica era la numero 775, che non è mai stata portata a conoscenza del pubblico. Crediamo sarebbe stato compito del Comune farlo, attraverso le reti sociali. Tutti si riempiono la bocca con la parola “partecipazione”, ma la partecipazione dei cittadini non può essere soltanto formale».
Il piano alternativo è stato depositato sul sito del Ministero dell’Ambiente, che nel mese di dicembre ha raccolto le osservazioni alla Valutazione di impatto ambientale (Via). «Un interramento dei binari non impossibile, ha solo un costo elevato – conclude Morganti – ma un progetto che ricuce le aree urbane è certamente un vantaggio per tutta la città».