Quei rovettesi che hanno trovato la fidanzata grazie al tunnel dell’amore per Valzurio
C’è una galleria lunga oltre un chilometro e mezzo tra i due paesi. Per portare l’acqua, ma non solo
Tra le bellezze della Valle Azzurra si nascondono aneddoti e leggende. Alcuni di questi racconti hanno fatto la storia della nostra provincia e sono legati ai tragici fatti accaduti durante il secondo conflitto mondiale. In quegli anni il piccolo borgo fu rifugio delle truppe partigiane e, per questo motivo, messo a ferro fuoco dalle milizie nazifasciste.
Oggi Valzurio è conosciuta per le sue acque, pure e limpide: la fonte cristallina che ha regalato il nome alla valle rifornisce, grazie a un tunnel lungo quasi 1700 metri, i paesi di Clusone, Rovetta, Fino del Monte, Songavazzo e Cerete. La galleria venne costruita dall’imprenditore rovettese Nazzareno Marinoni nel lontano 1931, sotto la direzione dell’Ing. Astori di Bergamo, con lo scopo di rifornire d’acqua potabile le abitazioni dei paesi dell’altopiano rovettese. La sorgente nasce dalla località Spinelli e la perforazione, che attraversa il Monte Blum, ha prodotto un tunnel lungo 1.684 metri, di altezza di circa 1,70 metri.
Negli anni ha avuto anche la funzione di collegamento tra Valzurio e Rovetta: ancora si racconta che alcuni rovettesi hanno trovato la fidanzata proprio nella valle confinante, sfruttando il tunnel che collegava le due frazioni. Fino agli anni Sessanta era accessibile a tutti e utilizzato per trasportare legni, viveri e materiali. Poiché la galleria è molto stretta le famiglie si dotavano di un carretto molto piccolo, costruito su misura della larghezza minima consentita: ancora oggi, in alcuni punti si possono notare i solchi lasciati dal passaggio dei carretti. Il tunnel non era illuminato, perciò si utilizzavano le lanterne simili a quelle dei minatori, oppure si procedeva al buio. A lato della galleria ci sono le tubazioni, in cui scorre l’acqua per gli acquedotti; quest’ultime guidavano il viaggiatore che, appoggiando un bastone sul tubo, intuiva il percorso. Inoltre due grosse saracinesche in metallo, chiamate campane, “suonavano” al battito del bastone e questo indicava con precisione la posizione rispetto alle due uscite.
La galleria continua, ancora oggi, a rifornire di acqua i paesi dell’altopiano rovettese.