Grosso disagio

La Malpensata ha perso il Despar e adesso chiede un nuovo supermercato

Due ambulanti coi furgoncini e il mercatino del mercoledì aiutano, ma «bisogna che aprano pur qualcosa per fare la spesa di tutti i giorni»

La Malpensata ha perso il Despar e adesso chiede un nuovo supermercato
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di Wainer Preda

I carrelli e le casse sono ancora lì. Li vedi attraverso la vetrina. Sono l’ultimo segno di quel che è stato. Il Despar di via Furietti ha chiuso i battenti il 27 marzo scorso. E il quartiere della Malpensata, uno dei più popolosi della città, ha perso l’unico supermercato che aveva. Un problema non da poco, soprattutto per i numerosi anziani che vivono nella zona.

Mercoledì 28 luglio, piena estate in questo quartiere popolare a sud di Bergamo. Fra il rombo continuo degli aerei che decollano da Orio e il caldo che sale dall’asfalto e non ti fa respirare. Le persone restano rintanate in casa. Palazzoni e case popolari, nomi stranieri sui citofoni. Ci abitano in 4700, ma c’è poca gente in giro. Più macchine che esseri umani, vien da dire, osservando le code dirette al rondò del Cristallo Palace. Qui il Comune ha fatto costruire una passerella per oltrepassare la circonvallazione senza essere stirati. Servirà anche per il nuovo supermercato che stanno costruendo accanto al McDonald's, un tempo zona Molini Moretti. Ma ci vorrà ancora tempo. E soprattutto non risolverà i problemi di questa gente. «Perché arrivare fin là - confessano - non è proprio così agevole e ci sarà sempre un bel pezzo da fare con le borse sottobraccio».

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Il Despar, invece, era al centro del quartiere. «La sua chiusura ha portato parecchi disagi - spiega Francesco Culcasi, pensionato d’origine meridionale che risiede nelle case popolari -. Ci siamo arrangiati come potevamo. Per fare la spesa andiamo all’In’s, vicino al concessionario Bmw. Dista circa un chilometro: ci facciamo una passeggiata».

Prenderla con filosofia: l’inno di una generazione che ha visto drammi ben peggiori. E intanto cercare soluzioni alternative. Ma che fatica. «La chiusura del Despar è un grosso problema, perché era il fulcro economico e commerciale del quartiere - spiega Maria Lucia Orsini -. Adesso che non abbiamo più supermercati, abbiamo optato per i piccoli mercati. Il martedì ci sono due ambulanti che vendono prodotti con i loro furgoncini. Mercoledì, il bioorto che vende beni di prima necessità e verdure. Per fare la spesa grossa non ci resta che andare al Conad di via Carducci. Ma per gli anziani non è proprio così immediato. Speriamo che il Despar riapra».

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