Quindici le vittime bergamasche della montagna dall'inizio dell'anno
Le presenze sui rifugi e sui sentieri, nel post pandemia, sono raddoppiate. Diverse le cause delle tragedie: dalle valanghe alle cadute
La montagna possiede un fascino che, soprattutto nell'ultimo periodo, ha attirato tante persone nel suo mondo: il praticare sport o scalare le vette, in solitudine o in compagnia, immersi nella natura è stata la risposta alla ricerca di spazio e libertà per molti di coloro che sentivano il peso delle restrizioni sanitarie.
Le presenze sono quindi aumentate, ma al tempo stesso così è stato anche per gli incidenti: tante le cause, dalle valanghe, alle cadute fino alle tragedie dovute alla distrazione. Dall'inizio dell'anno, le vittime bergamasche o sul territorio sono state purtroppo 15, un numero non trascurabile. L'ultimo episodio è stato quello di martedì 14 settembre, con il ritrovamento al confine tra Italia e Svizzera, in un crepaccio del Pizzo Badile in Val Bregaglia, dei corpi di due alpinisti esperti: Matteo Cornago, 25 anni, di Sorisole e Giovanni Allevi, veterinario 48enne di Villa di Serio.
Ma ce ne sono stati altri: a gennaio Claudio Rossi, infermiere, ha perso la vita travolto da una valanga in Valle Imagna, sul Gran Zebrù a maggio la perdita di Fernando Bergamelli e Oscar Cavagnis, quest'estate a luglio Francesca Mirarchi ai laghi Gemelli, giovanissima: aveva solo 19 anni. Senza citare gli altri che non ce l'hanno fatta, ma che vengono ricordati dalle cronache e dalle loro comunità: molti, troppi. Principianti ma anche esperti, escursionisti e scalatori.
«Solo chi vive profondamente la montagna può accettarne i rischi – ha affermato il presidente del Cai, Paolo Valoti, al Corriere della Sera Bergamo -. Di sicuro l’emergenza sanitaria, che ci ha imposto di stare a lungo in casa, in questi due anni ha fatto riscoprire la montagna. Lo vediamo, le presenze nei rifugi e sui sentieri sono raddoppiate. Si cercano spazi ampi, che aiutino a respirare e a stare lontani dalla preoccupazione per la salute. Per la legge dei grandi numeri, inevitabilmente, ci sono state ricadute anche sulle richieste di soccorso per incidenti più o meno gravi». «L’inesperto è tradito dall’imprudenza, l’esperto dall’imponderabile. Fa parte della montagna e dipende da tanti fattori. Ghiaccio, sole, pendenza. È un aspetto ineliminabile, il rischio zero non ci sarà mai», ha aggiunto Valoti.