Soldi e pressioni: i volti opposti (e inquietanti) della Cina tra Bergamo e Brescia
Da un lato Pechino sostiene la Carrara con lauti finanziamenti; dall'altro pretende dal Museo di Santa Giulia la cancellazione di una mostra sgradita
di Andrea Rossetti
In appena 62 chilometri, tutte le contraddizioni di un Paese economicamente potentissimo, ma dal punto di vista dei diritti umani ancora lontano dal poter essere considerato avanzato. Quei 62 chilometri sono quelli che dividono l’Accademia Carrara di Bergamo dal Museo Santa Giulia di Brescia, due istituzioni culturali che nel 2023 saranno il cuore dell’unione delle due città sotto il titolo di Capitali italiane della cultura ma che oggi, invece, stanno vivendo rapporti completamente opposti con la Cina.
La pinacoteca orobica, infatti, da Ferragosto è protagonista in quel di Shanghai della mostra “Maestri. Dal Rinascimento all’Ottocento”: 54 tra le migliori opere della Carrara sono volate (non senza polemiche) al Bund One Art Museum e lì resteranno fino al 3 gennaio 2022. Il prestito ha portato nelle casse dell’Accademia ben 250 mila euro, cifra che potrebbe aumentare nel caso in cui la mostra superasse i 130 mila visitatori: in quel caso, ogni biglietto staccato in più frutterebbe alle casse orobiche un euro. L’obiettivo non è semplice da raggiungere (il Corriere Bergamo raccontava che, al 10 ottobre, le stime parlavano di centomila visitatori complessivi), ma neppure impossibile. E comunque per la Carrara già 250 mila euro in quattro mesi sono una gran bella cifra, che mai avrebbe raggiunto nello stesso periodo di tempo con la semplice biglietteria.
L’accordo artistico-economico tra Cina e Bergamo rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’Anno del turismo e della cultura Italia-Cina 2022, iniziativa tesa ad accrescere i rapporti tra i due Paesi seguendo due direttrici economiche finora poco considerate. In questo quadro, Bergamo e Shanghai hanno giocato il ruolo delle apripista, con grande soddisfazione da ambo le parti.
Ma se la Cina è oggi da considerarsi uno dei pochi Paesi al mondo in grado di mettere sul tavolo denaro sonante pur di godere a piene mani delle bellezze nostrane, è anche uno dei Paesi che meno accettano critiche e interferenze. Se ne sono resi conto i bresciani: il 21 ottobre, l’ambasciata cinese ha recapitato al sindaco Emilio Del Bono una lettera molto dura, nella quale si chiedeva senza mezzi termini di «agire rapidamente per cancellare» la mostra “La Cina (non) è vicina”, in programma al Museo Santa Giulia dal 13 novembre 2021 al 13 febbraio 2022 e dedicata alle opere di Badiucao, il più importante artista cinese della dissidenza. Fino a tre anni fa, Badiucao operava in incognito. Non per vezzo artistico, bensì per tutelarsi: la sua arte dà voce all’attivismo contro il Partito comunista cinese.