Non c'è più il medico di base? Ci rivolgeremo alla Croce Rossa (anche per le ricette)
Sarà un servizio di supporto e si ipotizza anche una centrale operativa regionale (tipo Areu) disponibile 24 ore su 24
di Andrea Rossetti
Bisogna farsene una ragione: il medico sotto casa, quello disponibile sempre e per tutti, non esiste più. E più andremo avanti, più la situazione peggiorerà. I medici di famiglia (anzi, di medicina generale, che è la dicitura corretta) sono sempre meno, i numeri calano di mese in mese e una soluzione reale per tamponare questa emorragia, a oggi, non c’è.
Quanti medici mancano
I numeri sono eloquenti: attualmente sono 609 i medici di medicina generale operativi in provincia di Bergamo, ben 71 in meno rispetto al 2018. Non c’è alcun ambito che non abbia una carenza, con alcuni Comuni o territori che pagano un prezzo più alto (per anzianità della popolazione e distanza da altre aree coperte), come oggi Castione della Presolana, Serina o la Valle Imagna. Mediamente, la Bergamasca ha sempre avuto circa 660 medici di famiglia operativi, sebbene il numero massimo, quello ideale nel rapporto con il numero di cittadini, dovrebbe essere di 766. Questo “traguardo”, però, non è mai stato raggiunto. Eppure il problema non è mai stato pressante come oggi.
I motivi sono diversi, ma il principale è l’assenza di ricambio generazionale: i medici in servizio sono sempre più anziani e vicini alla pensione e alle loro spalle sono pochi i giovani che scelgono la specializzazione in Medicina generale. Ciò significa che, col passare del tempo, la situazione non potrà che peggiorare. Anche perché eventuali soluzioni che dovessero essere messe in atto oggi darebbero frutti solamente tra diversi anni.
L’accordo con la Croce Rossa
Per questo motivo, Ats Bergamo sta lavorando a una soluzione che rappresenterebbe un unicum in Italia e che potrebbe diventare un modello replicabile, nel caso in cui funzionasse: un accordo con la Croce Rossa nazionale per offrire ai pazienti un servizio primario di supporto qualora restino senza medico di base. Una centrale operativa sempre disponibile che ascolti i cittadini, ne raccolga i bisogni primari e offra loro il supporto medico necessario.
Le “trattative” sono in corso e indiscrezioni provenienti da via Gallicciolli riferiscono che sarebbero a buon punto: la bozza di accordo c’è già e, potenzialmente, potrebbe essere ratificata nel giro di un paio di settimane. Gli scogli da superare, al momento, sarebbero due, uno operativo e l’altro gestionale. Il primo riguarda l’emissione delle ricette: solo i medici del Sistema Sanitario Nazionale possono emetterle e la Croce Rossa non ha questo requisito. Il secondo, invece, è più pragmatico: come pagare questo servizio? Ats potrebbe utilizzare le risorse a sua disposizione e destinate alla medicina del territorio, opzione che però non avrebbe trovato l’appoggio delle organizzazioni sindacali dei medici. Le quali si sarebbero prese del tempo per presentare a loro volta, ad Ats, delle proposte. Nel prossimo Comitato Aziendale tra le parti (ancora non in agenda) se ne ridiscuterà.
L’unione fa la forza
Dato lo stato di avanzamento dei colloqui tra Ats e Croce Rossa, però, diventa difficile immaginare che questa soluzione venga completamente abbandonata. Più probabile quindi ipotizzare che al nuovo servizio venga affiancato anche un aiuto da parte delle organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale del territorio, ad esempio proprio per l’emissione delle ricette. L’unione di forze e competenze consentirebbe una maggiore e migliore copertura delle necessità dei pazienti. E, nel caso in cui il servizio dovesse funzionare, non si può escludere che possa diventare un esperimento replicabile a livello regionale (il problema della carenza di medici di famiglia, infatti, non è solo bergamasco), magari sostituendo alla Croce Rossa un organo centrale regionale appositamente creato per il servizio, ricalcando il modello di Areu per il pronto intervento.