Positivi, rientri, quarantene, dad: «A scuola sono stati giorni di straordinaria follia»
Una segretaria esasperata: «Decine di mail dei genitori, regole confuse, Ats che risponde quando risponde: è una missione impossibile»
I presidi hanno alzato la voce: così il sistema di tracciamento, tra quarantene, rientri dei contagiati, positività, alunni che seguono in remoto porta al caos. Mercoledì l’Ats ha comunicato che nella Bergamasca le classi in quarantena sono 875. Situazione sotto controllo, ma fino a un certo punto. E a che prezzo per le scuole. Ne abbiamo con la segretaria di una scuola della città, responsabile Covid.
Quattro giorni prima
«Già quattro giorni prima della riapertura della scuola è iniziato il delirio, con numerose comunicazioni di genitori e studenti maggiorenni che segnalavano di essere positivi o di aver avuto un contatto con positivi. Il primo giorno avevamo più di cento alunni (su 800) in queste condizioni. Non tutte le famiglie però avevano avvisato la scuola. Nelle classi c’erano molte assenze e la cosa si è chiarita dopo alcuni giorni quando sono arrivate richieste dei genitori sulle procedure per rientrare in classe. La scuola ovviamente dà indicazioni ai genitori, ma loro non sempre le leggono con attenzione. E tornano a inviare due, tre, quattro mail. Una valanga di richieste di chiarimento dalle quali siamo stati sommersi. Mail che ovviamente arrivano a ogni ora del giorno e della notte, dal lunedì alla domenica senza distinzione». Per la segretaria il turno di lavoro sembra non finire mai. Ed è costretta a rimanere in ufficio o a portarsi a casa il lavoro per accertarsi di non perdere il filo.
Medici di base e Ats
«Poi c’è il versante medici di base-Ats: l’Ats ha disposto che per il rientro di alunni che erano stati positivi, il medico di base debba rilasciare l’attestazione di “rientro sicuro in collettività”. Le famiglie nel frattempo hanno già inviato l’esito di tampone negativo a scuola e la fine isolamento, ma non il documento del medico di base. E ci sono medici di base che dicono che loro non lo devono rilasciare. Segnalata la cosa all’Ats, l’Ats sbotta con noi contro i medici di base. E la scuola è in mezzo al fuoco incrociato».
Insomma, la segreteria si trova a fare da tramite tra alunni e genitori, medici di base e Ats, la cui fascia oraria dedicata alle scuole non è poi così ampia, creando ulteriori disagi: «Il portale dell’Ats per la segnalazione dei casi non è facile, è rigido e a volte poco chiaro nelle indicazioni e quando ci sono nodi da sciogliere è un calvario. Sabato scorso ho lanciato più di cento chiamate al numero di Ats “segnalazione Covid per le scuole” prima di riuscire a parlare con la referente di turno. Lunedì mattina cinquanta. Martedì 37 volte, poi hanno risposto. La fascia oraria in cui Ats risponde è da lunedì a venerdì dalle 9 alle 11 e dalle 14 alle 15. Il sabato dalle 9 alle 11 e la domenica dalle 14 alle 15. Quando noi, invece, siamo coinvolti 24 ore al giorno, sabato e domenica compresi, perché la gente ci scrive dicendo: voglio far rientrare mio figlio domani e manda il documento… E questo tempo risicato del servizio Ats vale per tutte le scuole della Bergamasca. Se sei fortunato trovi qualcuno che risponde… sperando che sappia sempre quello che dice. Ci stiamo trasformando da scuola in una succursale dell’Ats. Regole pazzesche, ognuno col suo caso che il genitore vuole sottoporti al telefono con un’infinità di sottocasi, come un tampone fatto a casa non dichiarato al medico e non antigenico: c’è da impazzire. Poi non sempre sono chiari i tempi e spesso le indicazioni vanno interpretate e questo è micidiale».
Ma che scuola è questa?
Viene naturale chiedersi: che tipo di scuola stiamo facendo? Le indicazioni ministeriali prevedono talmente tante casistiche che orientarsi in un complesso scolastico che va dall’infanzia alle superiori è quasi impossibile! L’incubo continua: «Per ogni caso dobbiamo andare a vedere la normativa. Nel frattempo emergono altri positivi. Facciamo l’esempio della scuola primaria. Quando c’è un caso, i genitori devono sottoporre i bambini al tampone “subito”; quindi dopo cinque giorni va effettuato il tampone di controllo. Ma quel “subito”, da indicazioni ministeriali, consiste nelle 48 ore da quando i genitori hanno ricevuto la segnalazione dall’Ats. Quindi c’è chi lo fa il primo giorno, chi il secondo, chi il terzo. E in base a quando uno ha fatto il tampone, abbiamo gli alunni che rientrano in tempi diversi. E i genitori cosa fanno? Impauriti dalla situazione ci sono quelli che si auto-normano e ti dicono: per questi tre giorni lo tengo a casa».