Uno dei maggiori sponsor

Tito Lombardini sull'Accademia Carrara: «Una visione solo romantica non paga»

«Gestirla costa due milioni l'anno, i biglietti portano poco. Il riallestimento è la strada da seguire: Gori, Rodeschini e Bonaldi sanno quello che fanno»

Tito Lombardini sull'Accademia Carrara: «Una visione solo romantica non paga»
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di Andrea Rossetti

A sette anni dalla magnificente riapertura, avvenuta dopo altrettanti, tribolati anni di chiusura (e di lavori e polemiche), l’Accademia Carrara si appresta a vivere una nuova trasformazione. La Fondazione che guida la pinacoteca, presieduta dal sindaco Giorgio Gori, ha infatti varato, con l’avallo del Comune di Bergamo, un importante progetto di “riallestimento” e restyling teso a rendere la perla della cultura cittadina più sostenibile, appetibile e moderna. In sostanza, l’idea è ridurre drasticamente (dimezzare, di fatto) le aree destinate alla mostra permanente per liberare spazi per eventi e iniziative temporanee, così da non essere sempre costretti, in queste occasioni, a elemosinare spazi esterni, in particolare alla Gamec.

Il costo dell’intervento è cospicuo (settecentomila euro), ma necessario sul medio-lungo periodo. Con anche l’idea di recuperare il bellissimo giardino, oggi inutilizzato, e realizzare un bistrot che sia in grado di far vivere la pinacoteca anche al di fuori della sola “funzione” culturale. Ovviamente, l’annuncio del progetto ha sollevato diverse polemiche in città, le più veementi da parte di nutrito gruppo di cittadini (soprattutto esponenti di associazioni culturali e di movimenti di sinistra), contrari al riallestimento ma anche fortemente critici verso la gestione della Fondazione, accusata di seguire delle «logiche da supermarket».

«Trovo quelle posizioni un po’ nostalgiche. Per l’amor di Dio, io stesso, soprattutto alla mia età, talvolta mi lascio prendere dalla nostalgia dei bei tempi andati. Ma le cose cambiano, il tempo scorre. E se si vuole dare un futuro alla Carrara è necessario pensare in maniera più attuale. Se vogliono, comunque, possono sempre investirci tempo e soldi nella Carrara», commenta Tito Lombardini, esponente di una generazione di grandi imprenditori bergamaschi e tra i più importanti e generosi “sponsor” della Fondazione Carrara, di cui è stato presidente e vicepresidente.

Quanti soldi ha messo nella Carrara?

«Non credo sia importante. Credevo e credo in questa istituzione culturale della nostra città, quindi...».

Ma ora lascia.

«Il mio contratto di sponsorizzazione s’è concluso, così come il mio ruolo: ormai nel Cda alzavo solamente l’età media. Spazio agli altri».

Con il suo addio, praticamente tutti i grandi finanziatori della rinascita della Carrara hanno lasciato.

«È normale, è iniziata una nuova storia. La città è cambiata. Una volta c’era quella che io definisco “logica del km 0”: si andava al Balzer e s’incontravano tutti i rappresentanti delle principali Istituzioni cittadine. Ci si parlava, ci si confrontava, nascevano idee e, insieme, si provava a trasformarle in realtà. Oggi non è più così...».

Ed è un male?

«Né un male, né un bene. È solo diverso».

Ma senza quei finanziamenti, la Fondazione Carrara non rischia?

«Basta vedere i conti: la risposta è no. Il sindaco Gori è molto bravo in questo, sa gestire i rapporti, sa trovare i giusti aiuti. E poi Gianpietro Bonaldi (Responsabile operativo dell’Accademia, ndr) è bravissimo a far quadrare i conti».

Che però non è che quadrassero proprio alla perfezione...

«La perfezione non esiste. Ma la Carrara non va male. È solo una realtà dai costi di manutenzione elevati e che necessita di aiuto».

Può essere più chiaro?

«La Carrara costa circa due milioni di euro l’anno. E dalla biglietteria entrano mediamente duecentomila, trecentomila euro l’anno. Quindi è chiaro che servono “spinte”: eventi, mostre, iniziative collaterali in grado di attirare nuovi sponsor. È in questa ottica che è stato varato il progetto di riallestimento che partirà quest’anno».

Le sale espositive passeranno dalle attuali 28 a 15 e le opere esposte non saranno più cinquecento ma esattamente la metà, ovvero 250. Questo comporterà un importante risparmio?

«Libererà spazi che consentiranno all’Accademia di organizzare altre mostre ed eventi in loco, senza doversi sobbarcare costi aggiuntivi per spazi esterni. Non solo: chi verrà a visitare una mostra, più facilmente visiterà anche quella permanente essendo nello stesso luogo e non dovendosi spostare. Parallelamente, il grandissimo patrimonio artistico della pinacoteca potrà venire valorizzato con percorsi ad hoc e, perché no, con prestiti, che rappresentano un’importante area di sviluppo anche di business».

Ecco, è questa che i critici definiscono «logica da supermarket».

«Guardi, credo che in un’istituzione del genere sia necessario trovare un perfetto equilibrio tra due componenti ugualmente importanti: quelle che io definisco “romantic” e l’altra, “just in time”. La prima è legata solamente all’arte, alla bellezza, alla cultura; la seconda anche al business, ai conti, che devono quadrare se si vuole tenere in vita tutto quanto. L’una non può esistere senza l’altra. Bonaldi e la direttrice Rodeschini, in questo, si stanno dimostrando bravissimi. Il riallestimento permetterà di puntare a un alto livello artistico sia per l’esposizione permanente che per le mostre temporanee». (...)

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