Salvate il Castello dell'Allegrezza, ma per favore non cancellate le sue rughe
L'antica fortificazione avrà una nuova vita: ospiterà il Centro internazionale di studi sul paesaggio. E nella Cascina Convento nascerà la scuola di alta cucina
di Paolo Aresi
C’è uno spiraglio per il Castello dell’Allegrezza, la fortificazione che risale al XIII secolo e che ancora sta lì, in mezzo agli alberi che si trovano tra Astino e la Madonna del Bosco, un piccolo castello, un po’ appartato, in un luogo magico. Non si tratta semplicemente di ruderi: la fortificazione è ancora perfettamente leggibile, nonostante i crolli dovuti all’abbandono degli ultimi sessant’anni, dopo che il castello venne usato come cascina. Ma non sono soltanto ruderi: la torre sta ancora in piedi, con i suoi grossi blocchi di pietra e sono ancora eretti i muri perimetrali dell’edificio, con il suo fronte occidentale che emerge dalla roccia.
Un luogo di particolare suggestione, suggestione che il restauro dovrà conservare. Anche quando, come è stato annunciato, il forte risorgerà a nuova vita e ospiterà il Centro internazionale di studi per la ricerca del (e sul) paesaggio. Lo ha deciso addirittura il Consiglio d’Europa che ieri, giovedì 28 aprile, e oggi ad Astino promuove il “Forum delle selezioni nazionali del premio del paesaggio del Consiglio d’Europa”, il premio vinto dalla Valle d’Astino, per intenderci. In questa sede verrà dato l’annuncio della nuova vita dell’Allegrezza che passerà per la firma del protocollo d’intesa tra Comune, Regione, Università, Fondazione Mia e associazione Arketipos. Sempre nella speranza che non diventi un’altra ex caserma Montelungo (ormai, Montelunghissimo).
Una bella sfida
Sarà una bella sfida: il restauro dell’Allegrezza riuscirà a mantenere l’incanto di questo luogo, basato fortemente sul senso del tempo che qui si respira? Oppure cadrà nella trappola del luogo antico di secoli rimesso a nuovo con le pietre scintillanti, le crepe nascoste, le malte perfettamente tirate? Tutto a lucido, insomma, non comprendendo il senso del tempo che anche la rovina regala, che diventa un valore aggiunto, un elemento in più di significato e, perché no, di mistero. I restauri che rendono questi luoghi del tempo “come nuovi” rubano alle costruzioni, alle pietre, la loro caratteristica forse più importante. E Astino e Valmarina hanno pagato, in qualche misura, questo modo di considerare il restauro, pur nel rispetto delle forme antiche, senza gli stravolgimenti subiti dai nostri centri storici in tante occasioni, anche in anni recenti.
Torre di avvistamento
Il castello dell’Allegrezza nacque probabilmente come torre di avvistamento, forse già in età romana, di sicuro nell’alto medioevo, in tempo di disordini frequenti. Venne inserito nella rete dei luoghi di avvistamento e di difesa che si trovano in tutta la zona occidentale dei colli, dove ancora oggi si ammirano diversi luoghi: il Castello Presati (dimora fortificata dei signori di Mozzo), la torre della cascina al bivio con Astino, l’altra torre che si trova a Longuelo in via Trento, zona Fornaci. Quattro fortificazioni che formano un quadrilatero realizzato in modo che i singoli edifici potessero inviarsi reciprocamente dei segnali. (...)