Terzo polo logistico a Calcio, nessuna sentenza dal Tar. Legambiente: «In fumo 12mila euro»
Il Tribunale non si è espresso sul ricorso presentato dall'associazione contro la Provincia per avere escluso dalla Via il progetto
Un anno fa – l'1 aprile 2021 – Legambiente e le associazioni ambientaliste si unirono per avanzare ricorso al Tar contro la Provincia di Bergamo per avere escluso dalla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (Via) il progetto del terzo polo logistico di Calcio. Il sesto sul territorio del cosiddetto “quadrilatero della logistica”, che include anche i Comuni di Covo, Cortenuova e Cividate al Piano. Lo scorso 13 aprile, il Tar di Brescia si è espresso: dopo aver rilevato una «sopravvenuta carenza di interesse», nessuna sentenza è stata emessa dal Tribunale, senza parti vincenti né soccombenti.
«Legambiente ritiene che lo sviluppo economico non possa andare a discapito della qualità della vita e delle risorse limitate di suolo - sottolinea Elena Ferrario, presidente di Legambiente Bergamo -. Per garantire la sostenibilità di un nuovo insediamento occorre fare almeno una fotografia della situazione di partenza e valutare le diverse ricadute, che in un territorio ormai complesso e urbanizzato come quello di Bergamo sono spesso già critiche. Se la nostra Provincia chiude gli occhi ad aspetti come la neutralità energetica ed emissiva, la mobilità, la fertilità del suolo, gli effetti climatici, l'attrattività turistica, l'immigrazione economica e la prevenzione sanitaria, trascura i costi più rilevanti dei nuovi insediamenti e rinuncia a chiedere o imporre le compensazioni necessarie. Ecco allora che, oltre a sostenere la vitalità del territorio, le Via sarebbero uno strumento efficace per prevenire la crescita della spesa pubblica».
Cinque centri logistici in quattro anni: posti di lavoro, ma elevato consumo di suolo
Tutto ha inizio nel 2017, quando nel Comune di Calcio fu realizzato il primo centro logistico vicino all'autostrada BreBeMi. Nel 2021, dopo soli quattro anni, il numero di poli in zona era già salito a cinque, tanto da guadagnarsi l'appellativo di “quadrilatero della logistica”. Se da un lato queste scelte hanno portato nuove opportunità per la creazione di posti di lavoro, nonché per il rilancio del territorio, dall'altro impiegano un consumo di suolo non indifferente: 1,1 milioni di metri quadrati, immersi in un paesaggio rurale ormai «devastato da questo “sviluppo” che non accenna a fermarsi» aveva dichiarato allora Legambiente, sottolineando che la pianura Padana è una delle aree più inquinate d'Europa con una qualità dell'aria «pessima e determinata da alte percentuali di malattie respiratorie e cardio-circolatorie».
Ad aprile dello scorso anno è arrivato il ricorso, dopo che la Provincia di Bergamo aveva escluso dalla procedura di Via (Valutazione di Impatto Ambientale) un progetto logistico da 58 mila metri quadrati, successivamente sostituito a febbraio di quest'anno da un nuovo progetto – approvato dal Comune di Calcio – che prevede invece l'impiego di un'area da 48 mila metri quadrati.
Nel periodo intercorso tra il deposito del ricorso e il recente provvedimento del Tar, fa sapere Legambiente, la stessa Provincia avrebbe modificato il suo parere iniziale. Nel settembre del 2021, durante un intervento in sede di Conferenza dei Servizi presso il Comune di Calcio, l'ente di via Tasso aveva infatti raccomandato l'adozione di una Via per il progetto. A febbraio 2022, nelle sue osservazioni al nuovo progetto, aveva rammentato un obbligo di procedere con una Via sulla base di disposizioni della legge regionale, le quali imporrebbero tale valutazione per tutti gli ambienti logistici di estensione superiore ai trentamila metri quadrati.
«In fumo dodici mila euro pubblici e raccolti dai cittadini»
«Il nuovo progetto è di 48 mila metri quadrati, ma resta ambiguo rispetto alla destinazione d'uso e quindi sfugge all'obbligo di Via - sottolinea Paolo Falbo, presidente del circolo Legambiente Oglio Serio -. Ma tale obbligo sarà automatico se la destinazione logistica verrà esplicitata. Questo dimostra la fondatezza delle ragioni dei ricorrenti, visto che il progetto originale era esplicitamente logistico e prevedeva 58.000 mq».
«Inoltre - prosegue Falbo - il provvedimento del Tar di Brescia è arrivato dopo un anno dal deposito del ricorso, determinando un grande spreco economico. Per le spese legali sono andati in fumo almeno 12.000 euro, 6.000 raccolti da cittadini di tutta la provincia e presumibilmente almeno altrettanti, pubblici, spesi dalla Provincia. Il ritardo all'avvio dei lavori costava alla società realizzatrice circa 40.000 euro al giorno, secondo una dichiarazione della stessa. Quanto sarebbe costata la Via, che avrebbe evitato tutto ciò? 10.000 euro, da addebitare alla società realizzatrice, e 4 mesi di tempo. In gergo economico questo si definisce assenza di razionalità economica. Ci auguriamo che la nuova amministrazione della Provincia marchi un deciso cambio di passo, rivalutando le procedure della Via che sono l'unico strumento amministrativo rimasto per gestire il territorio con la dovuta ragionevolezza».