Neanche Gori lo sa!

Domanda difficile: a chi è dedicato l'obelisco in piazza Vittorio Veneto?

Venne eretto nel 1778 per ricordare il podestà veneto Correr che guidò Bergamo durante la carestia. Ma poi venne spodestato da Napoleone

Domanda difficile: a chi è dedicato l'obelisco in piazza Vittorio Veneto?
Pubblicato:
Aggiornato:

di Marinella Carione

Nel cuore di Prato, ora chiamato piazza Vittorio Veneto, appare l'obelisco, che paragonato alla più celebre Torre dei Caduti, quasi scompare. La nobile Torre è stata "rispolverata" di recente e ora è pronta per i nuovi lavori di restauro di cui è stato già approvato il progetto. I passanti fermi al semaforo del Sentierone, residenti o turisti, non fanno caso alla presenza silenziosa dell’obelisco e ignorano le tormentate vicende dal momento della sua erezione nel 1778.

La sua vicina "sorellona" è molto più giovane: basti pensare che fu inaugurata il 6 ottobre 1924, e alla sua cerimonia assistette persino Benito Mussolini. L’obelisco, invece, fu messo lì in onore del podestà e vice-capitano della Repubblica di Venezia Giovanni Francesco Correr (1774-1778), successore del più noto Contarini, nel momento in cui decise di lasciare la città, a ricompensa del suo essersi tanto prodigato durante la grave carestia del 1775 che aveva colpito Bergamo a causa della mancanza del grano. Così ce lo presentano i libri di storia.

Un gruppetto di ragazzi staziona sui gradini dell’obelisco. Francesco, diplomato alla scuola alberghiera, gli dà le spalle e ci pensa un attimo, prima di esclamare serioso: «Buona Parte di lui lo conosco!». Si tratta di una freddura. Luca, l’edicolante poco più in là, ha un piccolo lapsus al riguardo, ma ha promesso che rimedierà al più presto. Anche il sindaco Giorgio Gori si è trovato in difficoltà e risponde imbarazzato: «Oltre a dire che fa parte del paesaggio, non saprei cosa altro aggiungere. Prometto di leggere l’articolo!».

Veniamo allora alla storia del monumento veneziano. Era il 31 luglio del 1801 quando nel pomeriggio fu inaugurato un busto di Napoleone, inserito nella base dell’obelisco. Tempi duri per la popolazione, oppressa dal malgoverno cisalpino e dalle vessazioni militari. Anni dopo, in seguito all'invasione austro-russa, Napoleone venne rimosso e il monumento rimase senza alcuna identità fino al 1880, quando per errore venne dedicato ad Alvise II Contarini, con tanto di targhe e medaglie in bronzo di Cesare Maironi. Fu Angelo Mazzi, storico e bibliotecario, che con ossequioso zelo, rimediò alla grossolana confusione creata intorno all'identità dell’illustre obelisco.

È l’unico monumento del genere esistente in città. Nei primi anni del Novecento, trovandosi a ridosso del boschetto di Santa Marta, era erroneamente indicato nel gergo popolare come obelisco di Santa Marta. Nel 1938 intervenne Ciro Caversazzi a riproporre l’esatta intitolazione, la terza, al generale corso. All’artista bergamasco Costante Coter andrà l'incarico di realizzare la nuova effige con le sembianze di Napoleone, cioè il medaglione a decoro nel dado, su cui poggiano le quattro sfere che lo reggono in equilibrio: un’opera che ancora oggi possiamo ammirare.

Ma le sventure dell’obelisco non finiscono qui e ci si mise pure una scossa tellurica a mettere in allerta l’ufficio tecnico del Comune, quando, nel maggio del 1951, decise di eseguire un accurato controllo (...).

Continua a leggere su PrimaBergamo in edicola fino al 26 maggio, oppure in versione digitale cliccando QUI

Seguici sui nostri canali