«Portano turisti interessati solo ai selfie»: Ruralpini si scaglia contro le panchine giganti
In Bergamasca sono sette, ma il portale dedicato alla montagna le ritiene una «espressione di vacuità e subalternità culturale alle mode effimere»
Quello delle panchine giganti, le cosiddette "Big Bench", è un fenomeno che negli ultimi tempi va diffondendosi a macchia d'olio in tutta Italia, toccando quota 223 panchine costruite. La bergamasca pullula di queste realizzazioni fuori scala: sono ben sette nei Comuni di Rogno, Riva di Solto/Fonteno, Parre, Schilpario, Grone, San Pellegrino Terme e Vigolo. Obiettivo principale del "Big Bench Community Project", iniziativa no profit promossa dal designer americano Chris Bangle, è quello di «sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi» in cui si trovano le installazioni. Ma sarà davvero così?
A chiederselo è il sito web Ruralpini, già noto per aver contestato la progressiva lunaparkizzazione della montagna, che ha aperto un dibattito per evidenziare quelli che – a suo parere – sono gli impatti culturali e ambientali negativi legali alla sempre più massiccia proliferazione dei «panchinoni», considerati «espressione di vacuità e subalternità culturale alle mode effimere costruite dal sistema dei selfie, di TripAdvisor, di Google Maps». Intorno alla loro realizzazione, sottolinea Ruralpini, si creerebbe infatti un afflusso di turisti «interessati solo a farsi il selfie, che parcheggiano in modo selvaggio, calpestano prati, lasciano rifiuti».
Ruralpini punta il dito anche sulla parte burocratica di tali installazioni. «Per la realizzazione delle panchinone vengono operate delle movimentazioni di terra, eseguiti sbancamenti, posate delle platee di calcestruzzo – chiosa il sito web –. I rurali sanno bene quante firme di tecnici abilitati, quante autorizzazioni, quanti adempimenti per realizzare un pollaio, per muovere quattro badilate di terra. E per le panchinone? Dove sono le vestali dell'ambiente, della prevenzione del dissesto idrogeologico, dell'integrità del paesaggio (cosa c'entra un manufatto tipicamente urbano in scala gigante in cima a una montagna?), della sicurezza?».
Le Big Bench sono un rischio alla sicurezza?
La sicurezza è un altro punto toccato e aspramente contestato da Ruralpini, che paragona le «panchinone» con la normativa che regolamenta i parchi giochi cittadini. «Per ogni installazione sistemata in un parco giochi serve la certificazione di rispondenza alle norme UNI EN 1776. E per le panchinone? Tra l'altro le dimensioni sono molto varie e alcune appaiono parecchio alte. Le sponde, gli appigli? Possibile che per il panchinone si chiudano così tanti occhi?». Alle proteste di Ruralpini si aggiungono quelle di alcuni cittadini: lo scorso aprile, ad esempio, alcuni residenti della provincia di Sondrio hanno attivato una raccolta firme per rimuovere la Big Bench n.182 di Pradella.
Ovviamente, non si può far di tutta l'erba un fascio. E non serve nemmeno spostarsi di molto per trovare una panchina fuori scala che ha saputo coniugare l'entusiasmo dei turisti con il favore della comunità: a Santa Croce, piccola frazione di San Pellegrino Terme, la Big Bench n.127 installata nel 2021 fa parte di un più ampio progetto di valorizzazione portato avanti dall'omonima associazione, che ha contribuito attivamente allo sviluppo turistico del paese degli ultimi anni. Nel dibattito "panchina gigante sì, panchina gigante no", appare chiaro che la ragione – come sempre – sta nel mezzo.