Crisi idrica, nel Sebino quasi il 30 per cento d’acqua in meno rispetto al 2022
L’allarme di Legambiente, che critica anche i laghetti artificiali per trattenere la pioggia
Il 2023 comincia con i grandi laghi prealpini tutti «semivuoti»: a renderlo noto è ieri (giovedì 26 gennaio) Legambiente, dopo l’analisi dei dati forniti da Arpa Lombardia. «Questa è una pessima premessa per l’annata agraria che verrà, per gli agricoltori come per tutti gli utilizzatori della risorsa idrica lombarda, a partire dagli energetici» ha dichiarato l’associazione.
La situazione dei grandi laghi lombardi e del Sebino
I cinque grandi laghi che orlano l’arco prealpino lombardo costituiscono un immenso serbatoio idrico con un volume complessivo di 1,3 miliardi di metri cubi di acqua, che però scarseggia negli immissari e, per quanto gli enti regolatori si stiano già sforzando di limitare i deflussi, gli invasi sono vuoti per tre quarti. Secondo i dati pubblicati dal servizio idrologico di Arpa, infatti, il volume di acqua invasata, e quindi effettivamente utilizzabile per far fronte ai fabbisogni, è pari a circa 350 milioni di metri cubi, quando un anno fa, dopo un inizio inverno anche allora avaro di precipitazioni, c’erano comunque circa 200 milioni di mc di acqua in più nei grandi laghi.
Per quanto riguarda nello specifico il Sebino, che può ospitare in totale 85 milioni di metri cubi d’acqua, nel 2022 ha avuto un riempimento di 24 milioni di mc, mentre quest’anno sono finora 17 milioni di metri cubi: in pratica, la variazione in negativo è pari al -29 per cento.
Poche precipitazioni ed allarme crisi idrica
Le prospettive, almeno per il momento, appaiono pessime: non solo il meteo non offre previsioni di precipitazioni importanti, ma anche i serbatoi che sovrastano i grandi laghi sono in pessima salute. In rapporto alle medie degli ultimi 15 anni, nei bacini idroelettrici alpini manca oltre il 25 per cento dell’acqua normalmente presente in questa stagione ed anche la neve scarseggia, con il 40 per cento in meno sulle Alpi in questa stagione.
Legambiente è anche molto perplessa sulle soluzioni ingegneristiche che dovrebbero attingere dalle risorse economiche del Pnrr: si tratterebbe di realizzare una miriade di laghetti, per trattenere acque piovane da redistribuire nel momento del bisogno. «In Lombardia non mancano i volumi di invaso, ma l’acqua con cui riempirli – ha dichiarato Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia -. Occorre modificare le tecniche irrigue, ma soprattutto gli ordinamenti colturali, anche se ciò significherà ridimensionare le produzioni della filiera zootecnica».