Omicidio di Grumello: si sono incrociati in udienza l'aggressore e la sua ex, nonché figlia della vittima
Lui le ha anche scritto una lettera dal carcere per chiederle perdono; si rivedranno a processo in Corte d'Assise
Hamedi El Makkaoui e Federica Campa, lui l'aggressore e lei figlia dell'uomo ucciso a colpi di martello, avevano dormito insieme la prima notte dopo la notizia dell'omicidio, prima che il ragazzo, 24enne, confessasse tutto. Si sono incrociati ieri, mercoledì 15 febbraio, nell'aula delle udienze preliminari.
Lui imputato, lei parte civile o probabilmente testimone
Come spiega il Corriere Bergamo, i due si rivedranno di nuovo al processo davanti alla Corte d’Assise dal 27 marzo, se lei vorrà essere presente come parte civile con l’avvocato Ennio Buffoli di Brescia o se, com’è probabile, verrà chiamata a testimoniare. Era il 19 aprile 2022, quando, dopo una lite per questioni di soldi, l'imprenditore di Grumello Anselmo Campa aveva litigato con il giovane, ex fidanzato della figlia. In uno scatto d'ira El Makkaoui, Luca Makka per gli amici, aveva preso un martello presente nella stanza della discussione e si era avventato contro l'uomo, uccidendolo.
La lettera dal carcere per chiedere perdono
Dopo la notizia dl ritrovamento del corpo, il giovane aveva finto stupore, era stato vicino all’ex fidanzata e si era mostrato vicino a lei e alla madre. Solo poi, alla seconda convocazione dai carabinieri per un’altra deposizione, era crollato e aveva confessato l’omicidio. Dal carcere, dove sta seguendo un percorso di riflessione tra corsi e scuola, ha scritto una lettera alla ex fidanzata, chiedendole perdono.
Tossicodipendenza e ludopatia
I difensori hanno tentato di far escludere l’aggravante in udienza preliminare, chiedendo il rito abbreviato. Come si legge nella relazione del Serd del carcere, il ragazzo aveva problemi di droga e di gioco ed è su questo che la difesa intende puntare. Per il 24enne, incensurato, si tratterà di uscirne con una pena inferiore al massimo dell’ergastolo, con i futili motivi. Tuttavia, il giudice ha ritenuto che la tossicodipendenza e la ludopatia non possano ridimensionare la sproporzione del gesto, pur lasciando aperta la possibilità di tenerne conto a processo per la quantificazione della pena.