Affitti, che salasso! Tra Università e turismo, Bergamo è cara come Venezia
La domanda degli studenti è sempre più pressante, ma le case sono in gran parte destinate agli affitti brevi dei visitatori, dai costi molto alti
di Marta Belotti
Città universitaria o capitale del turismo? Cosa essere? Questa è la domanda davanti alla quale si trova la città di Bergamo, spinta da due forze che vanno in direzione, se non opposta, di certo diversa e che dovranno trovare un equilibrio per mantenere la città in orbita e non farla schiantare.
Nelle orecchie, i bergamaschi hanno entrambi i proclami: sia quello di città universitaria, della quale si parla ormai da un decennio, sia quello di città del turismo, settore cresciuto ancor di più sotto l’egida della Capitale della Cultura.
I risultati sono stati raggiunti su entrambi i fronti, va detto. Da una parte, i ventiduemila iscritti all’Ateneo e un’offerta formativa sempre più solida e internazionale testimoniano di un’Università che si sta espandendo e di questo miglioramento sono prova anche i grandi investimenti effettuati negli ultimi anni e quelli in programma, come il possibile nuovo campus di Ingegneria alla ex Reggiani (intervento da 70 milioni).
Sull’altro fronte, quello del turismo, nel primo trimestre del 2023 Bergamo ha già raggiunto e superato l’obiettivo del più venti per cento di presenze sul 2019, valore di crescita che l’Amministrazione aveva stimato per l’avvio dell’anno della Cultura.
Un applauso quindi a Bergamo, perché è riuscita a raggiungere i risultati che si era posta. C’è però un problema: la città, i cittadini, possono reggere l’urto di una crescita lungo entrambi questi vettori? Sul punto, la brava e operosa Bergamo sembra essere un po’ impreparata.
Solo 200 alloggi universitari
Sul fronte Università è facile dimostrarlo. Se gli studenti che vengono da fuori provincia - e molti, quindi, hanno bisogno di un alloggio - sono circa diecimila, i posti letto nelle residenze universitarie sono appena duecento circa. No, non manca uno zero (...)