Bergamo ha ancora paura degli immigrati, dice don Roberto Trussardi di Caritas
«Gori ha aperto Bergamo al mondo, nessuno però è finora riuscito ad aprire il cuore dei bergamaschi al mondo. Serve una rivoluzione morale»
di Ettore Ongis
Niente è più impopolare oggi che allargare le braccia ai migranti che stanno arrivando dal mare e dalla rotta balcanica. Ma alla vigilia di Natale il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, ha rivolto un appello alle parrocchie affinché facciano il possibile per accogliere i nuovi profughi.
Un invito «convinto e sentito» alla solidarietà nella forma di una “accoglienza diffusa”, diversa da quella praticata negli anni scorsi dalla Caritas e dalle cooperative nei grandi centri di accoglienza - finanziati dallo Stato -, e più simile a quella riservata ai profughi ucraini nei primi mesi della guerra, gratuita.
Dopo l’inchiesta della magistratura finita in niente, ma dolorosa per chi si è trovato ingiustamente accusato, e considerati i cronici ritardi da parte del Governo nel saldare i compensi dovuti, vescovo e Caritas l’anno scorso hanno deciso di non partecipare più ai bandi prefettizi. Ci pensassero le istituzioni e i Comuni a trovare una sistemazione agli immigrati. Ebbene, le istituzioni, i Comuni, gli enti e le associazioni non ci hanno pensato. Ragione per cui, di fronte all’estremo bisogno di tante persone, la Diocesi è tornata in campo, accollandosi pure i costi dell’accoglienza. Di qui l’appello del vescovo alle parrocchie. Ne abbiamo parlato con don Roberto Trussardi, direttore della Caritas bergamasca.
Che cosa ha mosso il vescovo a rivolgere questo appello ai bergamaschi?
«La sera di Natale ho celebrato la Messa allo Urban Center, alla stazione: c’erano 500 persone. Prima però, con altri due sacerdoti, ho fatto un giro alle pensiline dei pullman e abbiamo contato, solo lì, 32 persone che dormivano al freddo. Il dormitorio del Galgario, 80 posti, è pieno e ci sono trenta persone in lista d’attesa. Il dormitorio delle donne, 10 posti, è tutto occupato con tre donne in lista d’attesa. Non era mai successo prima».
Eppure usciamo dal successo della Capitale della Cultura...
«La Capitale della Cultura ha portato apertura, turismo e ricchezza. Ma a Bergamo i poveri e i senzatetto sono aumentati e gran parte di questi sono gli immigrati».
Un problema destinato ad acuirsi, visti i continui arrivi.
«Un problema che non si vuol vedere. La politica è la grande assente. Di qualunque colore, chi più chi meno, è miope su questo tema».
Il problema degli immigrati divide.
«È un dato di fatto che nessuno vuole affrontarlo. Tanti sindaci, a partire da Gori, credono nell’accoglienza e si dicono disponibili, ma quando c’è da mettersi in campo in prima persona, c’è sempre altro da fare e il tempo scorre. Mi creda: i nostri sindaci sono belle e oneste persone, ma su questa emergenza proprio non ci siamo».
Con gli ucraini non è andata così.
«È vero. E per non accusare nessuno, lo dico anzitutto guardando in casa mia: i parroci disponibili all’accoglienza dei profughi ucraini sono stati tantissimi, quelli per gli africani si contano sulle dita di una mano. Anche nelle comunità parrocchiali la visione politica viene a galla in modo forte. Con gli ucraini non è successo».
Vuol dire che siamo un po’ razzisti?
«No, razzisti non direi. Questo non è un problema bergamasco, è un problema italiano. Non è che i sindaci o i parroci del Sud siano diversi. Faccio parte del consiglio nazionale della Caritas e quando incontro i direttori di tutte le regioni capisco che è una costante. In Lombardia siamo in difficoltà, ma rispetto alle altre regioni siamo ancora un fiore all’occhiello».
E qual è il punto?
«Io credo che dietro ci sia la paura. Paura di essere invasi, paura di culture e religioni diverse, paura di perdere la propria identità. Ma così facendo si perde la propria identità non per colpa degli immigrati, bensì perché non crediamo più in noi stessi, nella nostra cultura, nel cristianesimo» (...)
Bisognerebbe consigliare a questi preti che vedono la luce di Dio nell'accoglienza indiscriminata e incontrollata di tutti questi nullafacenti e senza voglia di integrarsi ma di essere mantenuti a vita dai lavoratori che già faticano per le proprie sopravvivenze, di mandarci sorelle e nipoti in giro per la città e nelle periferie da sole, e anche di giorno, e poi chiedere loro se è proprio è solo la paura ingiustificata dei bergamaschi nei confronti degli extracomunitari o se invece queste presenze inopportune siano proprio così rassicuranti e tranquille, pronte a sentirsi ospiti di un paese molto, molto generoso.
E tu cosa pensi? Che don Trussardi ha la faccia che ha. E Cesare Lombroso ci vedeva da lontano.
Certo che abbiamo paura. Provi lui a passare per la stazione ferroviaria e autolinee, specie la sere, con continue offerte di droga, con risse continue e minacce, senza dire di furti e borseggi. E i responsabili sono sempre i suoi migranti che sono qui solo per questo. Gente che è arrivata infrangendo le stesse leggi che noi dobbiamo invece, rispettare. Gente che lui difende a spada tratta, pretendendo da noi che lavoriamo onestamente, e ne siamo vittime, il rispetto. Assurdo.
Si sapeva in partenza che gli Ucraini avrebbero voluto tornare a casa loro non appena avessero potuto farlo. Qui invece la situazione è ben diversa. Salvo pochissimi straricchi siamo tutti nelle condizioni di non poterci permettere di caricarci qualcuno sulle spalle a tempo indeterminato.
Andate in via Bonomelli, guardate quello che fanno e che gli lasciano fare impuniti e poi ditemi se non fanno paura.