Tanto fango per nulla

La conferma: l'inchiesta sull'accoglienza dei migranti a Bergamo è stata inutile e distruttiva

Contro Caritas e Ruah le accuse si sono rivelate infondate. Il giudice ha accolto la richiesta di messa alla prova per gli otto imputati rimasti. Minata la fiducia tra terzo settore e Stato

La conferma: l'inchiesta sull'accoglienza dei migranti a Bergamo è stata inutile e distruttiva
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di Andrea Rossetti

Talvolta, innanzi a sentenze che smentiscono in toto, o quasi, le tesi accusatorie, bisognerebbe andare a rileggersi le pagine e pagine di giornali pubblicate nei giorni in cui le inchieste da cui tutto era nato erano divenute di dominio pubblico. Una sorta di tiro al bersaglio nel quale la differenza tra “indagato” e “condannato” non conta nulla, dove l’accusa (la stessa che sottobanco passa documenti e sussurra indiscrezioni) pare avere ragione a prescindere e la difesa viene relegata in trafiletti o striminziti paragrafi buoni solo per portare a casa il numero di battute necessario a chiudere l’articolo. Per carità, nulla di nuovo. Succede sempre così in Italia, ci siamo abituati. Ma quando vittima di questo tiro al bersaglio, di questo processo mediatico, è qualcuno che, in realtà, aveva aiutato lo Stato e tentato di fare del bene, be’, fa tutto un po’ più tristezza. Per non dire di peggio.

La messa alla prova

I fatti: il 26 maggio, il giudice Federica Gaudino ha, di fatto, chiuso quel che restava dell’inchiesta sull’accoglienza dei migranti a Bergamo dando l’ok alla messa alla prova per tutti gli ultimi soggetti rimasti implicati. Ufficialmente, non si tratta di una sentenza definitiva. Ma, in concreto, se le persone rispetteranno l’accordo, tutte verranno prosciolte e il reato si estinguerà. La messa alla prova, è bene sottolinearlo, non rappresenta una misura particolarmente severa, bensì un provvedimento con il quale il Tribunale chiede all'imputato di prestare la propria opera a favore di qualcuno, solitamente nell'ambito sociale, gratuitamente per qualche tempo. Si opta per questa soluzione quando i reati contestati sono molto lievi.

Dunque, don Claudio Visconti, ex direttore della Caritas di Bergamo, dovrà svolgere 100 ore di servizi sociali in 10 mesi e versare dodicimila euro al Ministero dell’Interno; Bruno Goisis, presidente della cooperativa Ruah, dovrà invece svolgere 90 ore di servizi sociali in 9 mesi e versare al Ministero seimila euro. I restanti sei imputati, tutti riconducibili alla Cooperativa Ruah e a Diakonia, lavoreranno gratuitamente per enti locali o enti del terzo settore.

Tanto rumore per nulla

Sono gli unici otto indagati dell’inchiesta per i quali il pm Fabrizio Gaverini, a giugno 2021, aveva chiesto il rinvio a giudizio; parallelamente, lo stesso pm aveva chiesto l’archiviazione per altri 56 indagati. Richiesta che fu accolta dal gip. Ed è bene sottolineare che il sostituto procuratore Gaverini non aveva seguito le indagini da subito, ma era subentrato al suo predecessore Davide Palmieri, colui che nel calderone di quest’inchiesta aveva buttato dentro un po’ chiunque a Bergamo città fosse entrato in contatto col mondo dell’accoglienza dei migranti nel biennio 2017-2018. Preti, volontari, funzionari del Comune e un vice prefetto, rappresentanti di cooperative ed enti del terzo settore.

Quando l’inchiesta fu resa nota, nell’estate del 2020, si parlò addirittura di un’ottantina di indagati. Le accuse erano pesantissime: turbativa d’asta, inadempimento di pubblica fornitura, truffa aggravata ai danni dello Stato e addirittura associazione per delinquere. Due anni dopo, l’unica accusa rimasta in piedi è quella di truffa (non aggravata) allo Stato ed è stata accolta la richiesta di messa alla prova. Come partire da Bergamo a bordo di uno shuttle puntando alla Luna e atterrare, dopo un lungo viaggio, sulla Maresana.

Le rendicontazioni fittizie

È giusto comunque sottolineare che la messa alla prova non è un’assoluzione. Gli otto imputati qualcosa devono pure aver fatto. Come detto, l’accusa di truffa allo Stato (non aggravata, lo sottolineiamo nuovamente) è l’unica ad aver retto. Nello specifico, don Visconti, Goisis e gli altri vengono accusati di aver rendicontato la presenza, nelle strutture da loro gestite, di ospiti che poi, in realtà, non c’erano, intascando così i famigerati 35 euro al giorno anche per migranti di cui non si occupavano. Nel periodo oggetto d’indagine, ovvero il biennio 2017-2018, Diakonia e Ruah gestivano complessivamente circa tremila persone. Le carte della Procura parlano esplicitamente di rendicontazione errata per due ospiti. Due su tremila. Stando larghi, molto larghi, la truffa ai danni dello Stato si aggirerebbe dunque su una cifra pari a circa duemila euro.

Ma non è tutto. Sempre nelle carte della Procura è riportata anche l’identità dei due ospiti che sarebbero stati “rendicontati” pur non essendo presenti nelle strutture di accoglienza. Ed è così facile scoprire che uno era un soggetto affetto da problemi psichici momentaneamente scappato e l’altro, invece, un ospite che, senza avvisare, per una settimana era andato in gita con la parrocchia e che poi aveva fatto rientro alla struttura dove era accolto. Nel primo caso, dunque, era stato deciso di non segnalare la sparizione del soggetto perché una volta “rimosso” dall’elenco degli ospiti non sarebbe più stato possibile curarlo, mentre nel secondo caso, semplicemente, a poche ore dalla scomparsa era già stato scoperto dove il soggetto si trovava. (...)

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