Milano vorace: vuole mangiarsi anche l'aeroporto di Orio (è una vecchia storia...)
Il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, rilancia la nota idea di prendere il controllo dello scalo orobico. Bergamo non ci sta
di Paolo Aresi
Milano ci tenta ormai da anni: prendere il controllo sull’aeroporto di Orio. Oggi si parla di “fusione” tra Sea e Sacbo. Il tentativo milanese, di cui ha parlato il sindaco Beppe Sala, arriva mentre da un lato il Comune di Bergamo approva un ordine del giorno che cerca di rendere razionale lo sviluppo di Orio e dall’altro la Sacbo avvia ulteriori lavori di adeguamento dell’aerostazione cittadina anche in vista delle Olimpiadi 2026. In effetti, con i suoi sedici milioni di passeggeri in transito, l’aeroporto scoppia e rischia di andare in tilt.
Com’era una volta Orio
È una storia vecchia, che risale almeno agli anni Novanta, quando Sea, la società milanese che gestisce gli scali di Linate e di Malpensa, possedeva il 49,98 per cento dello scalo bergamasco. Che allora era ben poca cosa: navigava sui 400 mila viaggiatori all’anno (oggi li facciamo in nove giorni). Però era il primo aeroporto d’Italia per i pacchetti: Dhl e altri spedizionieri davano un gran lavoro al nostro scalo con i loro voli, che erano soprattutto notturni e fatti con aerei non propriamente silenziosi. Anche per questa ragione il presidente della Sacbo, Ilario Testa, spingeva per un allargamento del traffico passeggeri e per un contenimento delle merci.
Tuttavia ai milanesi di Sea la situazione non stava male. Erano gli anni di Linate che andava a gonfie vele e dei voli low cost ancora poco diffusi. In quel periodo si avviava la nuova aerostazione di Malpensa, che pensava a un ruolo strategico per i voli intercontinentali. Lo sviluppo di Linate arrivò a sfiorare i 10 milioni di passeggeri, poi si arrestò verso il 2007; oggi oscilla tra i nove e i dieci milioni, le sue maggiori destinazioni sono Londra, Parigi e Roma, i maggiori operatori sono Ita Airways (erede di Alitalia) e VistaJet, che si occupa del noleggio di aerei privati. I voli low cost rappresentano una rarità. Il contrario di Orio, dove a farla da padrone sono proprio i low cost. Che costano poco ai passeggeri, ma che pagano pochissimo anche i servizi aeroportuali.
Il cambio degli equilibri
I bergamaschi della Sacbo ebbero l’occasione di riportare “a casa” circa il diciannove per cento delle azioni perché Sea le vendette nel febbraio del 2009. Sea incassò circa 40 milioni di euro. La società milanese scese dal 49,98 per cento al 30 per cento del capitale sociale di Sacbo. I bergamaschi esercitarono il diritto di prelazione: le quote andarono a Credito Bergamasco, Ubi, Camera di Commercio, Italcementi, Confindustria Bergamo.
Milano però, a un certo punto, ci ripensò e nel 2015 lanciò l’idea della fusione. Nel 2017 il sindaco Giorgio Gori dichiarò in margine al meeting di Cl di Rimini: «Non abbiamo mai chiuso il dialogo con la Sea». Ma non se ne fece nulla.
Milano ci riprova, e Bergamo...
Ora il sindaco Sala è tornato alla carica. Bisogna considerare che il Comune di Bergamo possiede il 13,8 per cento della Sacbo, mentre il Comune di Milano controlla la Sea con ben il 54,8 per cento delle azioni. Controllando la Sea, è automaticamente anche possessore della maggioranza relativa (...)
Niente accesso autostradale. Una volta atterrati, i passeggeri devono venire a BG per 3 giorni. C'è' un prezzo per l'inquinamento.
A Chiunque sia il proprietario suggerisco di creare una via di accesso degna di un aeroporto. Ad oggi è assurdo arrivare in aeroporto con una corsia unica e lavori in corso perenni. Oltretutto tra l ingresso in aeroporto e la autostrada c è pochissimo spazio mi chiedo chi abbia concepito una strettoia simile. Occorre risolvere la situazione seriamente altro che centri commerciali, serve una banale strada degna di questo nome.