La rinascita di Simone Muratore: «Quando avevo il tumore, l'Atalanta mi è stata vicino»
Acquistato dalla Dea per 7 milioni nel 2020, un neurocitoma gli ha cambiato la vita. Oggi è collaboratore tecnico nelle giovanili della Juventus
Bergamo l'aveva accolto con grande curiosità nell'estate 2020. Al tempo, Simone Muratore rappresentava un freschissimo innesto a centrocampo, fisico, duttile, arrivato dalla Juventus per ben 7 milioni di euro. Una cifra decisamente importante per il classe 1998, uno di quei profili su cui l'Atalanta aveva deciso di scommettere.
Una storia complicata
Reduce dall'esordio in Champions League con la Juve di Sarri, sembrava destinato a crescere rapidamente e magari affermarsi sotto la sapiente guida di Gian Piero Gasperini, da sempre un vero e proprio maestro nel valorizzare i giovani talenti. Oggi, però, Muratore non gioca più. Ha lasciato il calcio, e non certo per scelta tecnica.
Nell'intervista rilasciata a Cronache di Spogliatoio, Muratore ha ripercorso senza filtri la sua storia travagliata. Dopo un anno alla Reggiana in prestito e un ritorno a Zingonia per il ritiro estivo, era partito per il Portogallo il 31 agosto. In Lusitania il fisico comincia a lanciare segnali preoccupanti: forti mal di testa, stanchezza anomala. Dopo una Tac, la diagnosi: un tumore benigno al cervello, un neurocitoma. Da quel momento, tutto cambia.
L'intervento e la riabilitazione
L'intervento, eseguito al Besta di Milano anche grazie al supporto dell'Atalanta («Mi sono sempre stati vicini, una società seria che mi ha trattato bene», ha spiegato lo stesso giocatore), è stato lungo e complicato. Al risveglio, il ragazzo non riesce a parlare, né a muovere la parte destra del corpo. «Neanche l'occhio destro si muoveva», ha raccontato. È costretto a ricominciare da zero: parlare, camminare, leggere, scrivere.
Il calcio è passato in secondo piano, almeno inizialmente. «La prima cosa che ho detto a mia madre dopo l'intervento è stata: non voglio più saperne del calcio», ha confessato nel corso dell'intervista. Eppure, la determinazione lo ha spinto a riprovarci.
Muratore ha ripreso ad allenarsi, a correre, a sollevare pesi, si è preparato per mesi da solo. Ha provato anche a tornare con la Juventus, che gli ha messo a disposizione le strutture di Vinovo. Ma il campo, quello vero, è un'altra cosa. «Mi sono accorto che non sarei mai tornato ai miei livelli. Non potevo accontentarmi di meno».
La nuova vita da mister
Da quel momento è iniziato il suo secondo tempo, sempre a contatto con il campo, ma non più direttamente. La Juventus gli ha proposto un nuovo percorso: diventare allenatore. Oggi è collaboratore dell'Under 14 bianconera, trasmette ai ragazzi l'umiltà, il rispetto, la consapevolezza. «Il mio sogno ora è diventare un allenatore di una prima squadra. Se un giorno sarà la Juventus, sarebbe il massimo».
Nel mezzo, il ricordo grato della sua esperienza atalantina: «Sono sempre stati presenti, anche nei momenti più duri. Non è scontato. Li ringrazierò sempre».
Noter bergamasch an se zgent seria...