Addio ad Alfredo Tosoni, uno degli ultimi testimoni del 6 luglio di Dalmine
Raccontò con lucidità quella giornata: «Sul pavimento della chiesa c’erano tanti corpi martoriati. Una visione che non si può dimenticare»

di Laura Ceresoli
Sono passati 81 anni da quel terribile giorno d’estate in cui il cielo sopra Dalmine si riempì del rombo assordante dei bombardieri alleati. Era il 6 luglio 1944. I lavoratori erano in fabbrica, le famiglie a casa, molti ragazzi nei cortili a giocare, nei prati a spigolare, o alla colonia elioterapica. Poi, all’improvviso, le bombe.
Le vittime furono 280, oltre 800 i feriti. Il cuore colpito fu lo stabilimento della “Dalmine Spa”, allora punto nevralgico della produzione bellica. Una ferita profonda, che mai ha cessato di sanguinare nella memoria collettiva.
Tra coloro che vissero quel giorno e ne raccontarono con lucidità i dettagli c’è Alfredo Tosoni, scomparso pochi giorni fa, il 19 giugno, all’età di 93 anni. Geometra e impresario edile, contribuì a costruire non solo case, ma anche legami sociali e memoria.

Alfredo era nato a Dalmine il 9 dicembre 1931, da Giovanni Tosoni e Teresa Valota. Il suo soprannome, "Ol Tusù", era noto a tutti in paese. Suo nonno Domenico, operaio esperto di acciaierie, era originario del Friuli e aveva lavorato in Francia e Austria, prima di tornare in Italia con la famiglia al seguito.
Dopo un passaggio a Livorno, nel 1928 si trasferì a Dalmine con altri lavoratori, i cosiddetti «toscani», forti di una preparazione tecnica ricercata proprio dallo stabilimento. Erano gli anni in cui l’industria assumeva lavoratori competenti, e la “Dalmine” offriva lavoro e speranza.
Ma la guerra spazzò via ogni certezza. La famiglia Tosoni, in pochi anni, fu duramente colpita. Alfredo perse prima il padre (...)