Sotto choc

La sconvolgente tragedia all'aeroporto accende un serio allarme sulla sicurezza a Orio

Andrea Russo s’è tolto la vita lanciandosi contro il motore di un aereo. Ma com’è possibile che sia arrivato sulla pista?

La sconvolgente tragedia all'aeroporto accende un serio allarme sulla sicurezza a Orio
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di Andrea Rossetti

«Suicidio». Una sola parola, pesante ma necessaria per sintetizzare quanto avvenuto. Quel sostantivo è iniziato a circolare, di chat in chat, alle 11.30 circa di martedì 8 luglio, poco meno di un’ora dopo che la tragedia s’era consumata.

Un uomo era riuscito a entrare sulla pista e s’era lanciato contro un aereo in fase di decollo, venendo risucchiato da uno dei motori, spiegavano le prime fonti contattate. Col passare delle ore s’è scoperto che quell’uomo era Andrea Russo, 35 anni, nato e cresciuto a Calcinate e residente a Mornico. In passato aveva avuto problemi di tossicodipendenza, era stato anche ospite di una comunità di recupero, però adesso sembrava essere uscito da quel tunnel. Ma qualcosa, dentro di lui, doveva essersi rotto.

Andrea Russo

L’aeroporto di Orio ha fermato il traffico aereo da e per lo scalo alle 10.20, non appena è scattato l’allarme. Proprio in quei momenti, infatti, Russo aveva abbandonato la sua auto (una 500 rossastra) davanti alla zona arrivi ed era entrato nello scalo e poi nell’area del ritiro bagagli sfruttando l’uscita di alcuni passeggeri da poco atterrati.

È lì che forze dell’ordine e steward si sono accorti di lui. Troppo tardi. Il 35enne, che doveva conoscere bene la “geografia” dello scalo, ha iniziato a correre verso una porta di sicurezza che dà proprio sulla pista. L’ha aperta e si è diretto verso l’aereo più vicino, l’Airbus A319 marchiato Volotea che aveva appena iniziato la fase di rullaggio. Destinazione, Oviedo, le Asturie, Spagna. Lo hanno inseguito in tre, ma nessuno è riuscito a fermarlo.

A questo punto bisogna affidarsi alle testimonianze di chi, suo malgrado, ha assistito alla scioccante scena. Russo s’è diretto prima verso un motore, poi verso l’altro, che lo ha risucchiato e ucciso. Una morte terribile, un modo tremendo per togliersi la vita. Per certi versi, inconcepibile. Eppure tutti quelli che erano lì non hanno dubbi: suicidio.

E infatti la Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo d’indagine per istigazione al suicidio. Un atto dovuto per poter procedere con tutti i passi necessari a fare chiarezza su quanto avvenuto.

Parallelamente, anche l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) ha chiesto a Sacbo, società che gestisce l’aeroporto, un rapporto dettagliato sui fatti. Ancor prima di leggerlo, però, il presidente Pierluigi Di Palma, all’Ansa, ha spiegato che non c’è «alcuna preoccupazione sulla sicurezza della struttura e del trasporto aereo», aggiungendo che «non emergono situazioni di difficoltà infrastrutturale».

La domanda sorge però spontanea: com’è possibile che una persona sia riuscita a passare, in una manciata di istanti, dal parcheggio dello scalo alla pista senza che nessuno lo fermasse, superando varchi di sicurezza e porte d’emergenza? (...)

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