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Chiesetta degli ex Riuniti, i cittadini: «Bastava fare un’offerta, invece neanche la Diocesi s’è presentata…»

Nel quartiere di Santa Lucia, la questione è sulla bocca di tutti. Del resto, è un pezzo di storia della città e di tante persone

Chiesetta degli ex Riuniti, i cittadini: «Bastava fare un’offerta, invece neanche la Diocesi s’è presentata…»

Nella piazzetta del quartiere Santa Lucia, a Bergamo, a pochi passi dalla chiesa degli ex ospedali Riuniti – oggi al centro di una delle dispute legali più controverse degli ultimi anni -, la sentenza della Corte d’Appello rimbalza di bar in bar, di voce in voce. C’è chi alza le braccia al cielo, chi scuote la testa, chi ci ride sopra con amarezza. Una cosa è certa: in pochi restano indifferenti.

«Una chiesa cattolica che va ai musulmani? Ma vi rendete conto? – sbotta una residente -. È un pezzo della nostra storia». Accanto a lei, un’amica annuisce: «Potevano trovare un altro posto, no?».

Inoltrandosi tra le vie del quartiere, l’obiettivo è capire come gli abitanti abbiano accolto la decisione della Corte, che ha annullato la prelazione esercitata dalla Regione, riconoscendolo come atto discriminatorio, e affermato che la proprietà dell’immobile è, dal 2019, dell’Associazione Musulmani di Bergamo.

Le reazioni sono le più disparate. Davanti all’edicola, un gruppo di pensionati discute animatamente: «La Regione ha fatto una figura imbarazzante – dice uno di loro -. Prima vendono, poi si pentono, spendono mezzo milione per ricomprarla e alla fine perdono in tribunale. Ma chi la amministra?». Non a tutti, però, interessa di chi sia la colpa.

Una donna davanti alla farmacia dice: «Non è giusto. Quella chiesa ha un valore simbolico per alcuni di noi». Quando si sottolinea che l’Associazione Musulmani ha vinto regolarmente l’asta, lei alza le spalle: «Sarà anche legale, ma certe cose non si mettono all’asta».

All’angolo con XXIV Maggio un residente la pensa all’opposto: «Almeno loro hanno fatto un’offerta regolare. E quanti di quelli che protestano si sono fatti avanti? Nessuno, nemmeno la Diocesi». Poco più in là, un giovane rincara: «È facile gridare allo scandalo, dopo. Ma quando vendevano dov’erano tutti?».

In un locale, la barista interviene mentre serve un caffè: «Il fatto è che la Regione non sapeva che farsene. Prima l’ha venduta, poi si è pentita, ha speso soldi per ricomprarla e ora arriva una sentenza che dice che ha discriminato». E il cliente, ancora con la tazzina in mano, polemizza (…)

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