Riconsiderato il concetto di "utenza"

L'ultima chance che ha Twitter per non perdere altri investitori

L'ultima chance che ha Twitter per non perdere altri investitori
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Il Ceo di Twitter, Jack Dorsey, aveva un problema. Gli investitori pubblicitari cominciavano a ventilare l’ipotesi di ritirare la loro attenzione dal social network per rivolgersi ad altri spazi della rete. Il motivo? Nel corso del 2015, gli utenti di Twitter hanno raggiunto un numero complessivo di 300 milioni, di cui la maggior parte con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni (i dati si possono consultare e confrontare QUI), ma non c’erano segnali che facessero sperare in una crescita significativa degli utilizzatori della piattaforma. L’aumento di iscritti nel corso degli ultimi mesi del 2014 era stato di quattro milioni, una cifra inferiore alle attese, ma pochi mesi fa Instagram ha superato la compagnia, con 400 milioni di utenti registrati. In sostanza, gli investitori temevano che, a lungo andare, Twitter potesse diventare un social di nicchia, usato soltanto da pochi affezionati.

 

 

Un’idea ingegnosa. Per evitare il rischio di vedersi relegato allo stato di social network di serie B, Twitter ha escogitato un modo per guadagnare anche attraverso chi non possiede un account, ma legge, di tanto in tanto, dei tweet. L’annuncio della manovra commerciale è stato dato giovedì 10 dicembre, ovviamente attraverso un cinguettio. Il programma pilota di Dorsey punta ad ottenere profitti anche dalle 500 milioni di persone che leggono messaggi del social attraverso le ricerche su Google, oppure che accedono alla homepage di Twitter o al profilo pubblico di qualche utente senza tuttavia essersi mai registrati. Il piano è diventato operativo solo in questi giorni, ma il progetto risale a due anni fa. Tanto tempo è occorso al social per dimostrare a Wall Street che, con questo metodo, sarà in grado di ridare impulso alla crescita degli iscritti. O quanto meno ad aumentare i guadagni.

Un nuovo genere di “utente attivo”. In sostanza, quelli di Twitter hanno persuaso gli investitori a riconsiderare il concetto di “utente attivo”. L’utente non sarà più (non soltanto, almeno) chi ha un account, ma chi, semplicemente, visualizzerà i contenuti del social, su Google (con cui Twitter ha stretto un accordo l’anno scorso), sui siti di notizie o di gossip, oppure sui profili delle celebrità. Con l’invenzione dell’idea di una “utenza totale”, la compagnia potrebbe essere in grado di ottenere molto dagli investitori, che ovviamente sono più disposti a fare comparire le loro pubblicità in un network che ha 800 milioni di “utenti”, che in uno con “solo” 300 milioni di iscritti. È l’unica chance del social per impedire ai finanziatori di rivolgersi ad altri mezzi della rete e di perdere visibilità.

 

dorsey

[Jack Dorsey, CEO Twitter]

 

Una controindicazione. La mossa audace di Twitter è sostenuta con vigore da un investitore, Chris Sacca: «Centinaia di milioni di persone cliccano sulla homepage di Twitter, senza registrarsi. Ma se si possono mostrare loro le pubblicità, potrebbero diventare una fonte di guadagno preziosa». C’è però anche chi non è del tutto convinto della buona riuscita del progetto. Si teme, infatti, che la compagnia possa reperire meno informazioni sugli “utenti” che non si iscrivono, circostanza che renderebbe particolarmente difficile il lavoro ai pubblicitari. Reclamizzare prodotti e servizi presso un pubblico di cui si conoscono poco, o non si conoscono affatto, le abitudini d’acquisto, porterebbe infatti a un flop commerciale di non poco conto.

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