Quello che ha vinto 63 milioni e non è mai andato a ritirarli

63 milioni di dollari. Sessantatre milioni di dollari. È meglio scandirla bene questa cifra, perché è quella che qualche fortunato ha vinto l’8 agosto scorso con il biglietto vincente della lotteria americana SuperLotto Plus ma che nessuno ha reclamato entro i 180 giorni previsti. 63 milioni di dollari sono quindi finiti nelle casse dello Stato americano. Pare incredibile, ma è andata proprio così.
L'illusione di mister Milliner. C’era tempo fino alle 17 del 4 febbraio per presentare il biglietto vincente alla California Lottery, ma nessuno l’ha fatto. O meglio, un uomo ci ha provato il 3 febbraio: si tratta di Brandy Milliner, residente nella contea di Los Angeles, ma la sua richiesta è stata respinta. Il motivo? Il biglietto presentato era così rovinato che era praticamente impossibile leggere il codice a barre di controllo, stando a quanto riportato dal Los Angeles Times. “Come no!”, hanno pensato in tanti. Poi, però, ci ha pensato la tv locale KTLA a togliere ogni dubbio mostrando la foto del biglietto presentato da Milliner: definirlo rovinato è un eufemismo. La California Lottery ha inoltre fatto capire che la presentazione della richiesta giunta praticamente allo scoccare del tempo limite e dopo un forte battage mediatico fa pensare che il signor Milliner abbia voluto provare a fare il furbo.
Brandy Milliner claims to this is the winning $63 million ticket, but lotto officials have rejected it. (Credit: KTLA)
Pubblicato da KTLA 5 News su Giovedì 4 febbraio 2016
Dal canto suo, però, il losangelino non ci sta e rimarca a gran voce di essere lui il vincitore. Milliner ha reso noto che la California Lottery gli ha anche mandato una lettera di congratulazioni, in cui annunciava il pagamento nel giro di 6, massimo 8 settimane, per poi invece rimangiarsi tutto. Di rimando, la società ha precisato che la lettera di congratulazioni è una prassi: la mandano sempre a chiunque rivendichi una vincita presentando un tagliando, perché capita poche volte che si sbaglino. Ma, in questo come in pochi altri casi, è bastato guardare il biglietto presentato da Milliner per capire che era praticamente impossibile sapere se il biglietto vincente era proprio quello. Ora la questione è passata in mano agli avvocati, visto che l’uomo ha deciso di fare causa alla California Lottery.
https://youtu.be/6etrqzrL1Q0
Il sogno americano. Intanto, però, per diversi giorni l’America, o buona parte di essa, ha sognato. Era l’8 agosto quando veniva estratta la combinazione vincente della lotteria (molto simile al nostro SuperEnalotto): 1-16-30-33-46, MegaNumero 24. La California Lottery ha detto che il biglietto vincente era stato emesso in uno store 7-Eleven situato affianco a un negozio di liquori e a un negozio “tutto a 99 centesimi” nella San Fernando Valley. Per 179 giorni, però, nessuno si è fatto avanti. Il regolamento del gioco prevede che se il vincitore non reclama la vincita nei 180 giorni successivi all’estrazione, l’intero montepremi finisce nelle casse dello Stato. In questo caso il jackpot ammontava all’impressionante cifra di 63 milioni di dollari. A cinque giorni circa dallo scoccare della scadenza, la California Lottery ha contattato giornali, siti e televisioni affinché lanciassero un messaggio: nessuno aveva reclamato il montepremi, il vincitore aveva ancora pochi giorni di tempo. Ma niente, escluso il signor Milliner.
Nonostante ciò, il negozio in cui è stato stampato il biglietto vincente è stato preso letteralmente d’assalto da persone in possesso di vecchie ricevute: tutti loro speravano di essere i vincitori. Come Ocean Marciano, produttore musicale 40enne di Sherman Oaks: «La mia compagna mi sgrida sempre perché compro i biglietti e poi li lascio in giro, senza mai controllarli – ha dichiarato al Los Angeles Times –. Quando ho sentito la notizia mi è venuto il cuore in gola: spesso gioco proprio in quel negozio. Ho ribaltato casa per trovare tutti i biglietti del SuperLotto Plus giocati e mai controllati. Alcuni risalivano al 2012. Poi mi son fiondato a farli controllare. Nel tragitto già mi immaginavo come spendere i 63 milioni del montepremi. Lo so, è stupido, ma sono sicuro che come me l’hanno fatto in tanti». Arrivato allo store, Marciano ha consegnato tutti i biglietti di cui era in possesso. Improvvisamente uno è stato segnalato come vincente. «Ho vinto!» ha urlato Marciano, ma in realtà si trattava di appena 5 dollari di vincita. Sogno infranto.
Han vinto le scuole pubbliche. E così, tra discussioni, battaglie legali e corse frenetiche, si è arrivati alle 17 del 4 febbraio senza che nessuno avesse reclamato la vincita. I 63 milioni di dollari del montepremi sono diventati la cifra più alta vinta e mai reclamata nella storia della California. C’è però una nota positiva in questa storia pazzesca, ovvero che, secondo il regolamento della lotteria, le vincite non reclamate finiscono sì nelle casse dello Stato, ma nello specifico in un fondo appositamente creato e destinato a migliorare le scuole pubbliche della California. Insomma, almeno i giovani studenti ringraziano.
Tanti "ricchi" smemorati anche in Italia. Se pensate che una storia così assurda poteva succedere solo in un pazzo Paese come gli Stati Uniti, vi sbagliate. Pensate che in Italia, dal 2002 al 2015, non sono stati riscossi ben 23 milioni di euro di premi della Lotteria Italia, soldi che ora riposano nelle tasche dello Stato. Uno dei casi più clamorosi fu quello del 2009, quando un biglietto vincente da 5 milioni di euro non fu mai presentato e dunque il montepremi mai ritirato. Paolo Ginnace di Agipro News, l’agenzia che analizza dati e tendenze del mondo dei giochi e delle scommesse, interpellato da Il Giornale, ha spiegato: «La vendita dei biglietti comincia molto in anticipo rispetto al momento dell’estrazione, a metà settembre. All’Epifania (ovvero quando c’è l’estrazione del biglietto vincente, ndr) tanti non ricordano più di avere un tagliando, o non sanno dov'è finito». Va anche detto, però, che la recente crisi economica ha reso noi italiani molto più attenti e meno smemorati: nel 2015 la somma rimasta nelle casse dello Stato è stata di “soli” 856mila euro, meno della metà rispetto al 2014.