Caro Bocia, mi hai commosso. Ma non sono d'accordo: l'Atalanta deve continuare a giocare
Paolo Aresi ha voluto rispondere alla lettera che Claudio Galimberti ha indirizzato al presidente nerazzurro Percassi chiedendo di ritirare la squadra dal campionato per commemorare i morti bergamaschi
di Paolo Aresi
Caro Claudio, ho letto la tua lettera e mi sono commosso. Però le tue parole mi hanno convinto del contrario di quello che tu proponi verso la fine. No, presidente Percassi, non ritiriamo nessuno. L’Atalanta deve andare avanti come prima e più di prima. No, caro Claudio, dobbiamo andare avanti ed essere più forti di prima perché oggi abbiamo una motivazione in più. Perché oggi tutti noi dobbiamo qualcosa a chi se ne è andato e da lassù ci guarda. Perché noi dobbiamo essere migliori di prima e non dobbiamo accettare sconfitte, ma sempre lottare. Nel calcio e in tutti i campi della vita. Anche per i nostri nonni, i nostri genitori, i nostri zii e gli amici che se ne sono andati prima del tempo. E che magari sono venuti con noi all’Atalanta e con noi hanno gioito e pianto.
Ti ricordi, Claudio? Pianto per quella maledetta retrocessione degli spareggi e per quella terribile annata in C. Gioito con noi sul divano per la partita di Lisbona contro lo Sporting e a Malines e poi a Istanbul e ieri a Manchester. Quella sera dello Sporting Lisbona ero a Clusone, con Cesarino Ferrari. Ora se l’è portato via il virus. Come il cavalier Busi. Come il don Fausto. Come centinaia e centinaia di bergamaschi. Tanti di loro tifavano Atalanta. Tutti tifavano per Bergamo. E allora anche per loro, io chiedo al presidente Percassi, a Gomez e a Ilicic e a Zapata e a Gollini e a tutti i nostri bravi giocatori, con in testa Gian Piero Gasperini, di tornare a giocare al più presto e di portare a casa, il massimo che possiamo raggiungere. Magari anche lo scudetto. Per tutti quelli che ci hanno lasciato, per Bergamo.
Grazie Claudio per le tue parole. Grazie Atalanta per quello che sei, per quello che farai.
Paolo, tifoso dal 6 giugno 1965, Atalanta Sampdoria 0-0. Avevo cinque anni, mia prima volta allo stadio, con mio padre.