L'editoriale di Jacobelli

E adesso, dopo la sconfitta di San Siro, l'Europa League è solo nelle mani della Dea

Il ko con l'Inter significa addio alla qualificazione alla Champions, ma battendo il Monza il gioco è fatto

E adesso, dopo la sconfitta di San Siro, l'Europa League è solo nelle mani della Dea
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di Xavier Jacobelli

Considerato che dal 1941 l'Inter non segnava due gol nei primi tre minuti, la sconfitta dell'Atalanta contro la finalista della Champions League è stata dignitosa e onorevole.

Per la Dea significa l'addio alla qualificazione alla Champions League, già complicata di per se stessa, data la posizione in classifica rispetto agli avversari e alla quarta posizione. Tuttavia, i bergamaschi in Europa c'erano già aritmeticamente e, adesso, da loro e soltanto da loro, dipende l'ingresso in Europa League. Se battono il Monza nell'ultima di campionato, il gioco è fatto.

A San Siro la squadra di Gasp ha commesso l'errore di scendere in campo presuntuosa e saccente: Lukaku e Barella l'hanno castigata in un lampo e nel primo quarto d'ora all'Atalanta è andata pure bene, perché l'Inter era scatenata e sfavillante, straripante e senza tregua. I bergamaschi hanno avuto il merito e la forza di non andare in barca, di reagire, dimezzando il passivo con Pasalic e cercando il pareggio, prima che Lautaro chiudesse la partita e prima che Muriel la riaprisse, con quel gol di meravigliosa fattura che appartiene al suo bagaglio di gran classe. Ma era troppo tardi per finire 3-3.

Alla lunga hanno pesato i sette indisponibili, l'emergenza che accompagna la squadra sino all'ultima giornata, se confrontata con la sontuosa panchina lunga di Inzaghi, il quale nelle ultime dodici partite fra campionato, Coppa Italia e Champions ha inanellato 10 vittorie 1 pareggio 1 sola sconfitta. Tant'è.

Qualificandosi a una coppa europea, Gasperini e i suoi hanno compiuto un'impresa eccezionale. Li attende l'ultimo sforzo, durissimo perché il Monza di Pessina ha fatto mirabilie nel primo campionato in A della sua storia. Ma l'Atalanta uscita da San Siro è padrona del suo destino. Un eurodestino.

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