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Il grazie degli atalantini al fisioterapista Marcello Ginami per le sue mille panchine con la Dea

Venticinque anni di dedizione silenziosa per lo zognese che ha vissuto ogni emozione nerazzurra, dalla Serie B al trionfo di Dublino

Il grazie degli atalantini al fisioterapista Marcello Ginami per le sue mille panchine con la Dea

Un risultato deludente sul campo, con la sconfitta casalinga per 0-3 contro il Sassuolo, ma una festa che ha scaldato i cuori di tifosi e società. Allo stadio di Bergamo si è celebrato un traguardo straordinario: Marcello Ginami, 53 anni, fisioterapista zognese dell’Atalanta, ha raggiunto quota 1000 panchine con la formazione nerazzurra.

«25 anni di vera atalantinità: ieri, oggi, domani. Grazie 1000 Marcello Ginami». È questo il messaggio dello striscione esposto in Curva Nord prima del match contro gli emiliani. Una dedica speciale per uno degli uomini più longevi e amati dell’ambiente atalantino, un professionista che ha fatto della discrezione e della passione le sue armi vincenti.

Da Zogno al cuore dell’Atalanta

Nato e cresciuto a Zogno, dove vive tuttora, Ginami è l’esempio perfetto di come talento, dedizione e umiltà possano portare ai massimi livelli. Un passato da calciatore nelle giovanili della Zognese, poi la svolta professionale: laureato in fisioterapia nel 1994 alla Scuola Regionale per Terapisti della Riabilitazione di Bergamo, è entrato nell’orbita Atalanta nel 2001 come consulente esterno per il recupero degli infortunati.

Il grande salto arriva nell’estate 2003, quando siede per la prima volta sulla panchina della prima squadra. Da quel giorno, un quarto di secolo di presenza costante, con una sola assenza in 25 anni. Ventitré stagioni consecutive dalla 2003-2004 alla 2025-26 in corso, attraversando ogni competizione: Serie A, Serie B, Coppa Italia, Europa League e Champions League.

Mille partite ufficiali che raccontano l’intera epopea nerazzurra moderna, dalle stagioni più buie ai trionfi europei. Ginami c’è sempre stato, pronto a prestare il suo prezioso lavoro nel silenzio, lontano dai riflettori.

L’atleta discreto che arriva sempre per primo

È impossibile non notarlo, anche se lui preferirebbe passare inosservato: a qualsiasi temperatura indossa i pantaloncini corti, persino quando il termometro segna zero gradi. È sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene, spesso lo si vede correre a Zingonia dalle prime ore del mattino.

Perché Ginami non è solo un professionista eccellente, è un atleta nel vero senso della parola. Ha partecipato a diverse competizioni di corsa su lunga distanza, vincendo più volte la “100 Km del Sahara”, gara podistica a tappe nel deserto. Negli anni più audaci partiva addirittura da Zogno e raggiungeva Zingonia a piedi. Le sue doti fisiche sono leggendarie quanto la sua dedizione professionale.

Nel 2017, per festeggiare la qualificazione in Europa League, partì a piedi dalla Curva Pisanie arrivò fino a Rovetta

Il suo lavoro spazia dalla terapia manuale a quella strumentale, dal taping funzionale e chinesiologico al pronto soccorso sul campo, fino alla delicata fase di riatletizzazione degli infortunati. Un’esperienza pluriennale di assistenza quotidiana a sportivi professionisti, con responsabilità tecniche e logistico-organizzative che vanno ben oltre la semplice presenza in panchina. È il punto di riferimento silenzioso ma fondamentale per ogni giocatore nerazzurro.

La maglietta di Valencia e il cuore bergamasco

Ma c’è un momento che più di tutti racconta chi sia davvero Marcello Ginami. Era il 10 marzo 2020, Champions League, ottavi di finale al Mestalla di Valencia. L’Atalanta stava per conquistare una storica qualificazione ai quarti con il poker di Iličić, mentre a Bergamo e in Italia il Covid-19 stava già mostrando il suo volto drammatico.

Ginami preparò una maglietta bianca con una scritta a pennarello: «Bergamo, è per te. Mola mia». Quella maglia grezza, spontanea, mostrata alle telecamere dal gruppo dopo la vittoria, è diventata un’immagine iconica di quel periodo difficile.

«Ci stavamo giocando il passaggio ai quarti, ma dentro di noi nessuno sapeva che situazione avremmo trovato al nostro ritorno – ha raccontato nel volume “Atalanta – Folle amore nostro. Sentivo dentro di me qualcosa che non saprei descrivere: dopo la partita non ho avuto la forza di festeggiare in campo coi ragazzi».

Il legame con il suo paese

Il legame con Zogno resta fortissimo. Nel giugno scorso, il paese ha organizzato una grande festa in piazza Garibaldi per celebrare Ginami e il giovane Matteo Ruggeri dopo il trionfo in Europa League a Dublino. Una coreografia da stadio, fumogeni, cori, la maxi riproduzione della coppa europea e la consegna della benemerenza civica “Bortolo Belotti” da parte del sindaco Giuliano Ghisalberti.

Bagno di folla, richieste di foto e autografi. Anche se, raccontano i tifosi sorridendo, Ginami è uno molto riservato e vive il suo ruolo sempre un passo indietro rispetto ai riflettori.

Il primo tifoso nerazzurro

Le 1000 panchine di Marcello Ginami non sono una leggenda né un numero approssimativo: sono state contate ed elencate, una per una. Tutte valgono, dalla Serie B alla Champions League, perché ciascuna racconta un pezzo della storia recente dell’Atalanta.

E lui continua a viverla con la stessa passione del primo giorno, da primo tifoso nerazzurro, da professionista che ha fatto della competenza e dell’umiltà il suo marchio di fabbrica. Discreto ma presente, silenzioso ma fondamentale, sempre pronto a servire i colori che ama da una vita. Grazie mille, Marcello. Oggi, domani e sempre.