Parola al popolo

Le voci di un passaggio dell'Atalanta nelle mani di un fondo americano dividono i tifosi

Sulla possibilità di una cessione della maggioranza della Dea sono due i fronti: chi vede la cosa come una possibilità di crescita e chi, invece, ha paura

Le voci di un passaggio dell'Atalanta nelle mani di un fondo americano dividono i tifosi
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di Fabio Gennari

Ma di tutte queste voci che parlano di come l'Atalanta presto potrebbe diventare americana, cosa pensano i tifosi? Scorrendo i social, termometro costantemente aggiornato e decisamente partecipato, le reazioni che si trovano sono sostanzialmente di due tipi. Magari con declinazioni diverse legate alla quota (maggioranza o minoranza), ma pur sempre quasi equamente divise tra i favorevoli (così si cresce e si vince) e i contrari (se subentra un fondo chissà che fine farà l'Atalanta).

Prima di analizzare le motivazioni dei due "schieramenti", una premessa: quasi tutti quelli che non si dicono contrari a una cessione ritengono la presenza della famiglia Percassi a Zingonia quasi imprescindibile. Quindi, o il passaggio di proprietà riguarda una quota di minoranza o, se davvero riguardasse il 70 per cento del club, il management dovrebbe restare in mano all'attuale struttura societaria. Il motivo? Semplice: il nuovo proprietario viene visto come un portatore di finanze e non come una figura di gestione che possa rivoltare l'Atalanta come un calzino.

Il fronte del "no", invece, è abbastanza preoccupato sia delle reali intenzioni che potrebbe avere un fondo in termini di investimenti e guadagno, sia nel fatto che perdere una proprietà appassionata e bergamasca come quella attuale viene visto come un rischio molto più alto di quelli che potrebbero essere i benefici. Senza considerare che le altre proprietà americane, in Italia, non è che stiano facendo chissà quali risultati.

Nonostante il nome del fondo sia circolato (KKR, 400 miliardi di euro di asset), così come una valutazione della società nerazzurra, pari a 500 milioni di euro (si parla di 350 milioni per il 70 per cento), le posizioni dei tifosi che vedono nella potenza di un gruppo dalle disponibilità economiche enormi una reale possibilità di crescita cozzano con quelle di chi non vorrebbe lasciare la strada vecchia (sicura) per una nuova (al momento solo ipotetica), anche se molto più ricca.

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