Elogio dei conti

Qualificarsi alle coppe significa bilanci in rosso? Vale per tutti, tranne che per l'Atalanta

Tra le prime formazioni del massimo campionato, quella orobica è l'unica ad aver chiuso in positivo. Tutte le altre hanno debiti. Forse è il momento che il "mondo calcio" cambi qualcosa

Qualificarsi alle coppe significa bilanci in rosso? Vale per tutti, tranne che per l'Atalanta
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di Fabio Gennari

Premessa: non siamo commercialisti, non abbiamo particolari competenze in tema di bilanci, debiti attivi, patrimoni netti e plusvalenze. Quindi l'analisi che facciamo è meramente aritmetica e si basa sui dati dei bilanci conosciuti delle società di Serie A. E ci mostra conti che non sono semplicemente in rosso, ma fanno accapponare la pelle per le dimensioni del disavanzo.

Delle quattro squadre che l'anno scorso hanno conquistato l'accesso alla Champions League 2020/21, l'Atalanta è l'unica ad aver chiuso il bilancio in positivo: +26,5 milioni di euro. Il dato è "sporco", per il fatto che i nerazzurri hanno un bilancio su anno solare e non sulla stagione sportiva, ma, considerando che a gennaio 2020 i nerazzurri hanno fatto cessioni per oltre 70 milioni di euro, il risultato poteva anche essere molto migliore.

La Juventus ha vinto il campionato con un bilancio 2019/20 chiuso a -89,7 milioni di euro, l'Inter ha chiuso a -102,4 e la Lazio si è fermata ad un più "tranquillo" -15,9. Allargando l'analisi a chi ha conquistato un posto in Europa League, troviamo la Roma a -204,1, il Napoli a -19 e il Milan a -194,6 milioni. Senza essere dei grandi esperti di finanza e sottolineando come l'Atalanta sia l'unica società ad avere un differenziale tra costi e ricavi in positivo (+2,5 milioni), è evidente come la società nerazzurra abbia fatto qualcosa di veramente straordinario.

Da più parti si sottolinea come il "sistema calcio" italiano sia in grande difficoltà, si parla di debiti enormi e di una situazione che è continuamente in peggioramento. In tal senso, l'Atalanta è un'isola felice. Peccato che quello nerazzurro dovrebbe essere l'unico modello davvero da imitare, sostenere e cercare di promuovere. A tutti i livelli. Chissà se un giorno arriverà una decisione da parte di chi manda avanti il mondo del calcio e si troverà il modo di rendere più piccole le distanze tra chi fa calcio come la Dea e le concorrenti: i numeri, sinceramente, sono imbarazzanti.

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