Quel legame indissolubile tra il Pres e la Festa della Dea

Quel legame indissolubile tra il Pres e la Festa della Dea
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Da quando è arrivato a Bergamo nell’estate del 2010, il presidente Antonio Percassi sul palco della Festa della Dea è sempre salito. Per la verità il numero uno nerazzurro ha sempre portato con sé sul palco l’intero gruppo dirigente, ma è innegabile che nel giorno di chiusura, quello che normalmente registrava il picco di presenze, l’attesa più grande fosse per il comandante della nave orobica. L’uomo che ha iniziato il nuovo corso atalantino dopo la gestione Ruggeri e che sta per realizzare il sogno di uno stadio tutto nerazzurro.

 

 

Nel corso degli anni, da più parti sono piovute critiche per il presidente e per gli altri dirigenti, perché la presenza sul palco della Festa della Dea, al fianco del Bocia e degli altri organizzatori, da molti ritenuti una massa di delinquenti, non era considerata opportuna, adeguata e nemmeno giusta, lontana da un calcio che doverebbe "prendere le distanze dai violenti perpetrando sani valori". Ognuno è giusto che abbia le proprie opinioni, ma ci sono i fatti a dimostrare come la presenza di Percassi, dei suoi figli e di tutti gli altri dirigenti su quel palco sia la massima espressione di sinergia tra chi guida l’Atalanta e la sua gente.

 

 

La Festa della Dea, se ne facciano una ragione i suoi detrattori, è la manifestazione più importante della provincia e soprattutto raccoglieva nel piazzale davanti al palco decine di migliaia di tifosi dell’Atalanta. Grandi e piccoli, uomini e donne, bergamaschi e non, si ritrovavano alla Festa per stare assieme nel nome dei colori nerazzurri. E il presidente è sempre andato su quel palco per parlare a tutti loro, per dire grazie di tanto affetto e per rinnovare i buoni propositi verso un futuro che passa prima di tutto dalla salvezza ma che, nei fatti, si sta costruendo mattone dopo mattone. La violenza non piace e nessuno, prima di tutto al presidente e ai suoi figli. Però alla Festa della Dea Percassi ci ha sempre trovato passione, amicizia, grande senso di appartenenza e non ha mai voluto mancare. Certo, ogni volta che arrivava nella zona delle cucine la preoccupazione per il mezzo di trasporto scelto per andare sul palco era forte, ma alla fine è sempre andata abbastanza bene. Scongiurato l’elefante nel 2014, il presidente Percassi è salito su mongolfiere, diligenze a cavallo, mig sovietici e treni europei. Sempre con il sorriso, sempre con tanto entusiasmo.

 

 

Rivedendo le immagini dei discorsi pronunciati da Percassi davanti alla folla di OrioCenter, qualcuno trova una netta frenata nelle intenzioni, nelle proposte, nelle idee e nei sogni. Probabilmente è vero, la prima volta nel 2010 c’era l’adrenalina della nuova avventura, ma è bene sottolineare come il presidente abbia scelto proprio la platea della Festa per annunciare, ad esempio, il progetto “Neonati Atalantini”: «Tutti i bambini che nascono a Bergamo riceveranno la maglietta dell’Atalanta». Detto e fatto. Il pubblico gli ha sempre chiesto l’Europa, Percassi ha parlato di salvezze per tanti anni e di un progetto che vuole consolidare attraverso tanti campionati di Serie A. Piccolo esempio: «C’è da fare tantissimo lavoro. A partire dal settore giovanile, abbiamo dato disponibilità a tutti i livelli per migliorare, vogliamo tenere i contatti con tutti, sia a livello italiano che europeo. Dobbiamo ripartire, riallacciare rapporti con le società del territorio e non farci più portare via i ragazzi» disse il numero uno nerazzurro nel suo primo discorso sul palco della Festa. Era il 2010: a distanza di 6 anni la Dea è Campione D’Italia Giovanissimi e Allievi. Questa è programmazione.

 

 

Vicino a Percassi ci sono sempre stati anche i figli Luca, Stefano e Matteo, il direttore Pierpaolo Marino e Roberto Spagnolo, Gabriele Zamagna e Beppe Corti, e qualcuno di loro ha anche lanciato cori che sono stati prontamente recepiti e cantati da tutti i presenti. La solidarietà non è mancata nemmeno davanti al presidente (che un paio di volte ha comunicato il suo contributo alla causa direttamente dal palco), così come i fuochi d’artificio finali, con tutti i dirigenti e il pubblico mani al cielo. La Festa della Dea è la festa di tutti i tifosi atalantini, è la festa della gente dell’Atalanta. Per questo il presidente ha sempre voluto esserci e il suo saluto non è mai mancato. Né poteva mancare.

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