L'editoriale di Xavier Jacobelli

Questa Dea ha un cuore enorme. E Romero fa rima con Montero

Questa Dea ha un cuore enorme. E Romero fa rima con Montero
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di Xavier Jacobelli

Novembre era finito male, dicembre è cominciato meglio. Questa Atalanta ha un cuore enorme. Il Midtiylland ha fatto un tiro in porta e ha rischiato di vincere una partita che meritava di perdere. La sconfitta sarebbe stata una beffa atroce per la Dea, arruffona e macchinosa nel primo tempo, ma generosa e fortemente votata a riagguantare gli avversari, al punto da sprecare palle-gol in serie. Tuttavia, alla fine è riuscita a pareggiare e ora, grazie alla sconfitta dell’Ajax a Liverpool, il 9 dicembre alla Johan Cruyff Arena i nerazzurri avranno a disposizione due risultati su tre per bissare un’impresa strepitosa: qualificarsi agli ottavi di finale della Champins League per il secondo anno consecutivo.

Prima di stasera, i danesi avevano perso 4 partite su 4, segnando 2 gol e subendone 11. A Bergamo, non avendo più nulla da chiedere al torneo poiché già aritmeticamente eliminato, il Midtiylland ha giocato con la testa sgombra, ha trovato il gol di Scholz tanto splendido quanto casuale, ha fatto tremare la traversa con il colpo di tacco di Kaba, ma nella seconda metà della ripresa ha finito la benzina. Muriel e Zapata erano in evidente serata no, al che, a 25 minuti dalla fine, Gasp ha capito l’antifona: ha tolto il primo per inserire il vivacissimo Diallo, ha messo Toloi per Palomino e De Roon per Freuler. Cambi azzeccati, svolta riuscita, pareggio firmato dal migliore in campo, Romero che, non a caso, fa rima con Montero. Nello stacco prepotente del difensore argentino che ha fulminato Hansen c’era tutta la voglia dell’Atalanta di non arrendersi, di riacciuffare i danesi, mentre da Liverpool arrivavano notizie confortanti.

Ora, è chiaro che in questo periodo l’Atalanta abbia il fiatone per tutte le ragioni che abbiamo addotto da novembre in poi: il battaglione di nazionali in giro per il mondo, la stanchezza diffusa, le condizioni di forma non ottimali di alcuni solisti, alcuni infortuni, il Covid, di tutto di più. Ma, se all’inizio dell’avventura, fosse stato detto ai nerazzurri che a una partita dalla fine del girone si sarebbero ritrovati a 90 minuti dagli ottavi, gli stessi avrebbero chiesto dove firmare perché tutto ciò avvenisse.

Un anno fa, dopo 5 partite l’Atalanta aveva 4 punti; adesso ne conta il doppio, nonostante un calendario asfissiante, in Italia e in Europa, che toglie la possibilità di recuperare tutte le energie, fisiche e nervose. Un conto è giocare ogni quindici o ventuno giorni fra Serie A e Champions, un altro è giocare ogni tre giorni, fra Serie A e Champions. Ma questo è lo status della grande squadra. L’Atalanta lo è.

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