Contro la siccità

A caccia di nuovi bacini idrici con una maxi antenna attaccata a un elicottero

Lo strano oggetto, progettato dai bresciani, è stato avvistato nei cieli della Val Calepio e del basso Sebino

A caccia di nuovi bacini idrici con una maxi antenna attaccata a un elicottero
Pubblicato:
Aggiornato:

Chi lo ha visto, ha ipotizzato potesse essere un giocattolo per fare enormi bolle di sapone, oppure una trappola per catturare dinosauri. Al di là degli immancabili complottisti, i più hanno trovato motivazioni simpatiche per lo strano strumento che ha iniziato a sorvolare i cieli della Val Calepio e del basso Sebino. Si tratta di un elicottero al quale è stata agganciata un'enorme antenna circolare. Il suo obiettivo? Andare a caccia di acqua.

Progetto bresciano

Sembra quasi una scena da futuro distopico, ma non lo è. Come spiega L'Eco di Bergamo, il tutto nasce dalla collaborazione tra l'Ufficio d’Ambito di Brescia e le società A2A Ciclo Idrico e Acque Bresciane per indagare il sottosuolo alla ricerca del prezioso elemento.

La sua attivazione arriva proprio nella settimana in cui Uniacque, in Bergamasca, ha richiesto l'emanazione delle prime ordinanze per contenere lo spreco d'acqua, segno di una preoccupazione sempre più forte circa la situazione di carenza idrica che il territorio si sta trovando ad affrontare.

Fino a 350 metri di profondità

L'antenna messa in campo dai bresciani ha le dimensioni di 20 metri per 30 e la forza di generare un segnale capace di arrivare a 350 metri di profondità. Si tratta di un campo elettromagnetico la cui variazione nel tempo produce nel sottosuolo delle correnti elettriche a cui è associato un campo magnetico secondario che viene rilevato dallo strumento durante il volo. In sostanza, il funzionamento è quello dei più comuni e semplici strumenti di indagini elettromagnetiche da terra, ma su vasta scala.

150 km al giorno

Ogni giorno, l’elicottero percorre in media circa 150 km sul territorio bresciano, ma arriva a sconfinare anche nelle zone della Bergamasca confinanti. L'obiettivo - e la speranza - è quello di individuare delle falde o dei bacini non ancora utilizzati e potabili, dato che la zona, storicamente, ne è sempre stata ricca. Le informazioni verranno elaborate da un gruppo di esperti e poi messe a disposizione della collettività. Il focus principale del lavoro, infatti, è sviluppare una base dati di informazioni digitali utili a salvaguardare acque sotterranee e sorgive.

Seguici sui nostri canali