L'emergenza migranti in Bergamasca scaricata su Chiesa e Comuni
In Bergamasca da inizio anno ne sono arrivati più di mille. Posti esauriti. La Caritas bussa a Monfortani e Sacramentini
di Paolo Aresi
Don Roberto Trussardi non sa più a che santo votarsi: gli immigrati continuano a piovere su Bergamo, ma la Caritas non ha più un buco dove metterli. Da inizio anno ne sono giunti a Bergamo inviati dal ministero più di mille e circa 750 sono stati presi in carico dagli enti religiosi; dei nuovi arrivi circa il venticinque per cento ha preso poi altre destinazioni soprattutto in Francia e Germania perché aveva parenti, conoscenti e via dicendo.
Anche martedì, 22 agosto, ne sono arrivati ventuno. Dice don Roberto: «Il prefetto mi chiama tutti i giorni, anche lui non sa più a chi chiedere. La Caritas non prende un euro per questo servizio, però non possiamo tirarci indietro, ci diamo da fare per trovare posti, case, alberghi, colonie. Alla fine, la Chiesa è ancora in prima linea, anche se dopo la scottata di tre anni fa non volevamo più impegnarci. Hanno pure fatto un’inchiesta giudiziaria su di noi e siamo ancora in credito di quasi due milioni di euro con lo Stato. Eppure siamo ancora qui, nel nome del Vangelo. Potete anche scriverlo!».
La Chiesa in prima linea
La Chiesa di Bergamo ancora nella trincea. Il flusso di migranti non si ferma, il caldo e il mare calmo favoriscono i barconi che raggiungono le coste di Lampedusa e della Sicilia sebbene incidenti e tragedie in mare non manchino.
C’è un coordinamento dell’emergenza, ma non esiste un vero piano, non esistono strutture. Don Roberto lo dice a chiare lettere: «Non è colpa di questo governo, è da vent’anni che si parla di emergenza, ma nessuno ha fatto niente di strategico. Il flusso si era calmato negli anni del Covid, ma era ovvio che poi sarebbe ripreso. Eravamo scesi a trenta, quarantamila arrivi. Per quest’anno saranno 150 mila in Italia».
Centocinquantamila arrivi non sono pochi, sebbene l’Italia abbia 60 milioni di abitanti. Si tratta di una nuova città come Bergamo, più o meno, che va ad aggiungersi. Con tutti i problemi che si possono immaginare, di lavoro, di educazione, di lingua, di cultura (...)