«Cosa non va nel sistema?», una nuova lettera per lamentare le code al controllo passaporti di Orio
Elena Pagani, assessore a Castelli Calepio, aveva già scritto due anni fa per il medesimo problema: «nulla ahimè è cambiato»
A due anni di distanza dalla sua lettera torna ad affidare alla scrittura le proprie lamentele sulle lunghe code che si creano al controllo passaporti, nell'area extra Schengen, perché «mi hanno insegnato che a non dire le cose significa che vano bene così». Invece, secondo Elena Pagani, assessore alla Comunicazione, gentilezza e servizi sociali di Castelli Calepio, «le cose sono pure peggiorate» e «nulla ahimè è cambiato». E lo fa «a nome dei bambini e degli anziani, di tutti quelli che si aspettano di trovare il mio scritto pubblicato oggi».
Manca la fila per bambini, donne incinta e anziani
«Mi è ricapitato ieri sera - inizia a scrivere la Pagani - volo di arrivo da Tirana, capitale albanese, un'ora e un quarto di aereo. Atterraggio, controllo passaporti, cittadini italiani nello specifico, tempo di attesa: un'ora o poco più. Serpentone indistinto di famiglie con bambini piccoli e anziani. In coda per mostrare un paio di secondi la propria carta di identità. A Milano Malpensa esiste, come dovrebbe in tutte le civiltà evolute, la fila apposita per donne in dolce attesa, bambini e anziani. A Tirana esiste. A Bergamo no».
Non è la prima, né l'unica...
La schedulazione dei voli martedì 13 maggio
Le code di martedì 13 maggio
Elena Pagani
L'esperienza raccontata dall'assessore è molto simile a quella lamentata da altri viaggiatori meno di un mese fa e da Sonila Alushi, albanese da 24 anni a Bergamo, imprenditrice ed ex candidata in Consiglio comunale, intervistata dalla nostra testata a inizio anno.
Nella lettera, la Pagani continua: «Esistono solo giovani ragazze con giubbottino catarifrangente messe a smistarci all'arrivo e a subire le ingiurie delle persone in coda. Non hanno colpa sia chiaro, ma solo quelle, dopo circa cinquanta minuti, hanno permesso l'apertura di nuovi sportelli e una corsia preferenziale per chi, come la sottoscritta, aveva il pargolo a seguito. Pargolo peraltro bravissimo, voglio sottolinearlo, ma pur sempre stanco morto e triste per la lunga attesa e per il ritorno in quello che dovrebbe essere il suo Paese, pronto ad accoglierlo».
«Cosa non va nel sistema?»
Da qui, le domande sorgono spontanee, non tanto per criticare, ma per cercare di fare chiarezza: «Cosa non va nel sistema? Perché accade praticamente spessissimo. Scarsità di personale? Di organizzazione? Di buon senso? Non lo capisco proprio, ma trovo ingiusto e inconcepibile una simile situazione all'aeroporto della mia città , che fa anche una pessima figura sia chiaro, soprattutto nell'anno in cui si ritrova ad essere Capitale della Cultura».