Droghe sintetiche e gioco d'azzardo: le nuove dipendenze 2.0 in Bergamasca
Il dottor Maurizio Campana, responsabile Serd Bergamo Est, spiega come sia cambiato in provincia il fenomeno delle tossicodipendenze
di Camilla Amendola
Ancora oggi siamo abituati a immaginare il fenomeno della tossicodipendenza come descritto dalle parole di Christiane F., la ragazza dello zoo di Berlino. Ma il mondo è cambiato dagli anni Settanta e, di conseguenza, anche le sostanze - in parte - non sono più le stesse.
Grazie al dottor Maurizio Campana, responsabile del Serd (Servizi per le Dipendenze patologiche) della Asst Bergamo Est, si comprende che c’è stata (ed è in atto tuttora) un’evoluzione non indifferente.
Se negli anni Ottanta, ad esempio, c’era una sola e unica struttura a Bergamo che si occupava di prevenzione e cura della tossicodipendenza, già nella metà degli stessi anni la situazione è cambiata con la nascita dei Not (Nuclei operativi tossicodipendenza) e dei Noa (Nuclei operativi alcol e dipendenze).
Nel 1990 sono poi stati creati i Sert, acronimo per indicare le strutture che si occupavano di tossicodipendenza e in seguito diventati Serd, poiché sono state incluse tutte le dipendenze.
L’involuzione dell’eroina
«Negli anni Ottanta le persone erano in cura prevalentemente per l’abuso di eroina, (circa l’84 per cento del totale) e di alcol (circa il 15 per cento) - spiega il dottor Campana -. Questo fenomeno ha coesistito con l’epidemia di Hiv e di Hcv (l’Epatite C, ndr). Nel 2021 abbiamo confrontato i dati a nostra disposizione: se nel 1991 l’uso dell’eroina nella Bergamasca era ancora prevalente, attualmente la maggior parte dei nostri pazienti fruitori di questa sostanza sono in cura da anni, pochissimi sono nuovi consumatori, e, non essendo più giovanotti, è possibile che presentino anche dei problemi a livello internistico».
«Un altro fenomeno a cui stiamo assistendo - continua Campana - si verifica in particolare nelle zone di campagna della provincia, in cui sono presenti diverse aziende agricole con manodopera indiana o pakistana. Per queste popolazioni, il consumo di semi del papavero da oppio non è legato a fenomeni di tossicodipendenza: provenendo da zone del mondo in cui le acque sono spesso inquinate, è facile che si verifichino problemi intestinali e, per tradizione e cultura, vengono usati questi semi come medicinali. Servirebbe un grosso lavoro con dei mediatori culturali affinché queste persone abbiano le informazioni corrette sull’uso di queste sostanze».
L’arrivo delle droghe sintetiche
Ma c’è un ulteriore fenomeno con cui i Serd della nostra provincia si stanno recentemente confrontando. E particolarmente preoccupante. Parliamo dell’aumento di soggetti in cura per l’uso di catinoni sintetici, ovvero di “droghe artificiali” (...)